Gazzetta di Reggio

Vinicio Capossela incanta il Valli tra ombre e ricordi  

di Adriano Arati
Vinicio Capossela incanta il Valli tra ombre e ricordi  

Reggio Emilia, il cantautore torna a casa e porta sul palco canzoni della cupa, citazioni e aneddoti

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REGGIO EMILIA. Due ore di incanto e mezz’ora al bancone del bar di casa. Due parti, tanto diverse quanto perfette, per raccontare un prisma dalle infinite sfaccettature. 

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Difficile trovare persone poco soddisfatte, dopo il concerto di Vinicio Capossela ospitato martedì sera dal teatro Valli per “Leggera”. 

L'esibizione di Vinicio al Valli

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E nel Valli gremito c’era una bella fetta della vita di Capossela, tanti amici e tanti parenti, comprese le zie arrivate dall’Irpinia: «Alcune zie prevedono il futuro, le mie mi dicevano solo: “Finirai male”. E io le adoro», è stata la dedica sorridente.

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La serata ha vissuto di due anime. La prima, oltre due ore di esibizione, dedicata all’ombra, tema portante del tour. Un velo su cui venivano proiettate luci e profili ha accolto gli spettatori, separandoli da Capossela e dalla sua impressionante band.

Notevoli complici per un Capossela in gran forma fisica, impegnato fra piano, chitarra e mille cambi di cappelli e mantelli. La sezione è iniziata ed è finita sugli stessi toni, luci rosse, suoni morriconiani e mille splendide ombre a disegnare fondali. Nel mezzo, una selezione di canzoni della cupa, nate da quell’ombra in cui si generano leggende e miti.

Fra i momenti più apprezzati, quelli in cui il ritmo accelera, “Brucia Troia” apocalittica come da copione, e le applauditissime “Maraja” e “Ballo di San Vito”, segnate dalle tante percussioni e da una ritrovata elettricità.

Nel bis, salutati gli allestimenti e i giochi di luce, si è tornati a Reggio per un finale rilassato, con Capossela simpatico contastorie sempre affiancato da una bottiglia.

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Ha parlato della sua terra, «che unisce la Medaglia d’Oro della Resistenza a questo bellissimo teatro, la tradizione della balera da festa dell’Unità all’Ariosto», e regalato omaggi – a Celine, Tondelli, Massimo Zamboni, e all’onnipresente Ariosto di cui ha letto diversi estratti.

Ma pure memorie rock & roll sulle feste di Natale – «ci sono tanti amici del Fuori Orario, quante sbronze ho preso in quei concerti di Natale» – e sulla sua Scandiano: «Vediamo le colline, la cupa, in un metro ci sono le meraviglie della Rocca, l’Orlando innamorato, e il Corallo, con lo “sbocco” del sabato notte».

Ricordi di tanti, non solo di Capossela: la differenza – ancora una volta – la capacità di renderli arte. Applausi.