Gazzetta di Reggio

Nel laboratorio della restauratrice Notari: «Così le opere d’arte antiche tornano a vivere»

Jacopo Della Porta
Nel laboratorio della restauratrice Notari: «Così le opere d’arte antiche tornano a vivere»

Un lavoro artigianale che contribuisce alla conoscenza del nostro patrimonio culturale e che riserva continue scoperte

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REGGIO EMILIA. «Una delle più grandi emozioni che ho provato nel mio lavoro è stato il restauro del Cristo deposto del Duomo di Guastalla. Quella scultura, ricoperta da innumerevoli strati di gesso, che ne avevano deturpato la fisionomia originaria, si pensava fosse piuttosto recente. Abbiamo invece scoperto che si trattava di un’opera in terracotta cinquecentesca, che oggi è una delle più apprezzate di quella chiesa». Roberta Notari è una restauratrice specializzata in sculture lignee, cartapesta, terracotta, dorature e materiali polimaterici. Il suo mestiere l’ha portata a conoscere e ad approfondire aspetti della storia dell’arte reggiana che spesso sono poco noti al grande pubblico. Nel suo laboratorio di viale dei Mille a Reggio, che ha l’aspetto di un piccolo deposito di un museo per le opere, di vari periodi e varia natura che vi sono alloggiate in attesa di tornare a nuova vita, ci parla del suo appassionante lavoro. «Storicamente – spiega la restauratrice reggiana – la pittura è stata molto più indagata della scultura. Anche nella nostra provincia esiste un patrimonio importante, soprattutto nelle chiese, che attende di essere maggiormente valorizzato».

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Recentemente Notari ha collaborato alla realizzazione del volume “La figura de Jesu Christo. Crocifissi lignei del XV secolo a Reggio Emilia”, alla cui presentazione hanno partecipato in molti. «Le persone vanno educate – prosegue l’artigiana –. Soltanto facendo cultura, divulgando, facendo conoscere il nostro patrimonio potremo educare il pubblico a guardare le cose con occhio diverso».

Restaurare un’opera d’arte, un manufatto antico, vuol dire compiere un viaggio a ritroso nel tempo. «Le opere sono state manipolate nel corso dei secoli. Un tempo non c’era lo stesso concetto di restauro di oggi. Ogni epoca ha dato alle sculture il colore del proprio tempo, le ha adeguate alle mode». Mentre parla, sul suo tavolo, c’è un coperchio di una fonte battesimale in legno, dai delicati colori pastello. «Questo coperchio – spiega – era stato marmorizzato. Soltanto dopo aver rimosso la vernice si è tornati al suo colore originario. I danni maggiori sono avvenuti nel ‘900 quando alcuni manufatti sono stati smaltati».

Il restauro consente dunque di scoprire i vari interventi avvenuti nel tempo, come avviene quando gli archeologici scavando trovano gli strati sovrapposti delle varie epoche. «Magari vuoi andare allo strato originale ma poi ti rendi conto che non è sempre possibile e allora devi saperti fermare per evitare di rovinare l’opera».

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La scoperta, la sorpresa, sono dunque le emozioni che il certosino mestiere di questi artigiani è in grado di riservare. Roberta Notari, da quando nel 1993 ha aperto il suo laboratorio, l’esperienza dell’evento inaspettato l’ha vissuta in molte occasioni. Il Duomo di Guastalla, ad esempio, ha regalato altre scoperte oltre a quella del Cristo deposto. «Anche il crocefisso dell’abside, anch’esso ritenuto moderno, si è scoperto essere del Cinquecento».

Nella canonica della chiesa di Gavassa è stata invece ritrovata tempo fa una Madonna della Ghiara in cartapesta, del ’600, che ora è perfettamente restaurata e che sarà esposta anche in occasione delle celebrazioni per i quattrocento anni della omonima basilica.

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L’artigianato, nell’era della produzione industriale di massa, è sopravvissuto soltanto come realtà di nicchia. «Ma è una realtà – puntualizza Notari – destinata a restare. L’artigianato di qualità ha un suo mercato. A Reggio ne abbiamo importanti esempi. Sono presidente dell’associazione “Mestieri d’arte”, che unisce 19 botteghe nel centro storico di Reggio. Una realtà che ora si è affiliata anche alla piattaforma “Wellmade”, che a livello nazionale certifica i laboratori artigianali di qualità».

Nella stessa sede del laboratorio di Roberta Notari si trova anche il Cesmar7 (Centro per lo studio dei materiali per il restauro, un’associazione no-profit che dal 2000 si occupa di ricerca didattica attraverso corsi e seminari e divulgazione), e lo studio di conservazione delle opere d’arte di Cristina Lusvardi (specializzata in dipinti antichi e contemporanei).

Il mondo dell’artigianato rimanda al passato ma non ha mai smesso di evolversi e guardare al futuro. «Per questo nel mio laboratorio – conclude la restauratrice – ospito anche studenti in stage provenienti dall’Istituto San Paola di Mantova, Accademia di Bologna settore restauro, Aldo Galli di Como e la scuola d’arte di Bergamo». —

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