Dagli allievi del Cepam la ninna nanna cantata ai bambini rinchiusi ad Auschwitz
Un “lyric video” sulla musica che accompagna i versi scritti dalla poetessa Ilse Weber, uccisa nel lager nel 1944
REGGIO EMILIA. Ricordare con i bambini, attraverso la musica.
Lo fa l’Arci di Reggio Emilia grazie alla collaborazione con la scuola di musica Cepam che proprio in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria – domani, mercoledì 27 gennaio – pubblicherà sulla pagina Facebook dell’associazione un prezioso lavoro che trova ulteriore valore, perché realizzato dai giovanissimi allievi della scuola, guidati dal maestro Emanuele Reverberi.
«Apprendere – spiega il maestro Reverberi – è anche creatività, memoria e racconto. Abbiamo discusso e poi studiato una ninna nanna simbolo della resistenza al dolore di una condizione disumana. Ho pensato di registrare le melodie, a volte a distanza come la realtà odierna ci obbliga a fare, lavorando poi sui suoni prodotti. Ricordare attraverso la musica è molto importante. Ora e sempre».
Il risultato della produzione è un “lyric video”, curato dal videomaker Mirco Marmiroli, che ha come soggetto Wiegala, la ninna nanna dei bimbi di Auschwitz, scritta da Ilse Weber, poetessa e musicista, autrice di fiabe e trasmissioni radiofoniche per bambini, morta nelle camere a gas di Auschwitz insieme al figlio Tomáš.
Nel video, insieme al riarrangiamento delle musiche klezmer che tradizionalmente accompagnano la melodia di Wiegala, appaiono le parole lette dai ragazzi.
Brandelli di testi e l’eco di voci giovanissime che si inseguono sul fondo fluo dai colori cangianti, sono la rappresentazione struggente per comprendere, sentire e trasmettere la più brutta pagina nella storia dell’umanità.
«Abbiamo deciso di ricordare – dice il presidente di Arci, Daniele Catellani – e continueremo a farlo ogni giorno dell’anno anche in questi tempi difficili. Tutti i giorni sono il 27 gennaio e la conservazione della memoria, attraverso la reale conoscenza dei fatti, delle testimonianze lasciate da chi ci ha preceduto, sono lo strumento per fare realmente i conti con il periodo buio delle leggi razziali, delle deportazioni e della repressione fascista. Solo così si può realmente scongiurare il pericolo che quei fenomeni aberranti si ripropongano ai nostri giorni».
Molte ninna nanne vennero composte nei lager per calmare la fame, il freddo, la paura.
Wiegala in particolare venne tramandata da bimbo a bimbo, da madre a madre, da infermiera a infermiera nella ricerca di una morte più serena.
Era il 6 ottobre 1944 ad Auschwitz e un gruppo di internati appena arrivati da Theresienstadt fu messo in fila davanti alle docce.
Fra questi vi era un gruppo di sedici bambini che si stringeva intorno a una donna.
Era Ilse Weber, scrittrice ebrea di lingua tedesca, che insieme al figlio minore, aveva seguito volontariamente i piccoli pazienti di cui si prendeva cura in infermeria.
Mentre consola i suoi bambini provati dal viaggio, un detenuto si avvicinava per metterla in guardia: «Non sono docce, ma camere a gas!».
Ilse allora rispose: «Vorrà dire che non faremo la doccia».
E cominciò a intonare una triste ninna nanna, una di quelle sue poesie che aveva musicato per allietare i piccoli pazienti.
Si addormentarono per sempre cantando quella ninna nanna. —
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