Paravidino rilegge l’Opera da tre soldi: «I tempi di Brecht migliori dei nostri»
La pièce questa sera (ore 21) al Boiardo di Scandiano. Sul palco insieme allo stesso regista recita Rocco Papaleo
SCANDIANO. «Ai tempi dell’Opera da tre soldi il capitale aveva una controparte, i lavoratori. Ora anche i lavoratori sono diventati loro malgrado parte del capitale». È un’opera fieramente politica e non lo nasconde “Peachum-Un’Opera da tre soldi”, il nuovo lavoro scritto e interpretato da Fausto Paravidino con Rocco Papaleo, in scena questa sera (martedì 25 gennaio, ore 21) al teatro Boiardo di Scandiano. L’omaggio è a uno dei lavori più celebri del ventesimo secolo, “L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht con le celebri musiche scritte da Kurt Weill, e a una delle figure cardine della vicenda originaria, Peachum, il re dei mendicanti che non accetta la scelta della figlia Polly di sposare il protagonista Mack the Knife. L’originale era una satira tanto cruda quanto ironica della società dell’epoca, ispirata all’Opera del Mendicante di John Gay, ferocissimo ritratto della Gran Bretagna del ‘700. Paravidino si concentra ora su Peachum e sulla contemporaneità, ancora più dolente rispetto agli anni ’20 del ‘900.
«Probabilmente la situazione è ancora peggiore oggi rispetto all’epoca, nel periodo di Brecht c’era una dicotomia, una dialettica, sia nel linguaggio, sia nella dinamica sociale. C’erano il capitale e il capitalismo ma c’erano anche i lavoratori, con un’identità chiara. Oggi anche i lavoratori sono parte del capitale, sono essi stessi il capitalismo», riflette Paravidino.
Peachum gestisce a Londra un negozio legale e comanda anche il mercato nero, un dualismo non difficile da trasporre nell’Occidente contemporaneo, anche in chi presta attenzione a un “consumo etico”. «Oggi è impossibile non ricordare che chi acquista qualcosa legalmente da noi a prezzi contenuti lo fa perché da qualche altra parte c’è qualcuno che viene sfruttato. Il marchio da cui compriamo noi legalmente, in un’altra parte del mondo si comporta come un criminale. E noi lo sappiamo, ma non riusciamo a fare molto». Anche per un’impossibilità di comunicare adeguatamente questa discrasia. «Se guardo al periodo in cui Brecht scrive l’Opera da tre soldi, vi erano anche contrapposizioni di linguaggio. Non c’era solo il linguaggio del capitalismo, c’era quello della religione, c’era quella politica, oggi invece abbiamo un solo codice, una sola lingua, e diventa difficile spiegare bene certi concetti senza avere gli strumenti per farlo», riflette il drammaturgo genovese.
Cosa è accaduto, in questo secolo? «Il capitalismo è andato avanti, non si ferma mai, lavora anche alla domenica ed è sempre pronto ad adeguarsi. Quella che potremmo chiamare opposizione, sociale e politica, invece procede divisa, è lenta, sonnacchiosa, fatica a reagire alla velocità che ci vorrebbe. E così ci rendiamo conto che anche i futuri cupi di cui si parlava solo qui, il capitalismo della sorveglianza è già qui». Uno scenario che Gay e Brecht, nelle loro epoche, avevano già disegnato e sbeffeggiato.
Paravidino da loro è partito senza pensare troppo però ai sin troppo prestigiosi predecessori: «Da tempo avevo in mente questa mia rielaborazione, ma senza farmi condizionare dagli originali o dai critici. Quando scrivo, scrivo guardando avanti, perché voglio parlare al pubblico di oggi, alle persone che vedranno ora lo spettacolo, e non a Brecht o Gay. Dal principio sapevo che avrei avuto anche un ruolo da attore, non sapevo quale, ho iniziato a scrivere col mio gruppo di lavoro con cui collaboro dai tempi del Teatro Valle Occupato e poi abbiamo aggiunto un attore di cui ho grande stima, Rocco Papaleo, con cui volevo lavorare da tempo». Il biglietto costa 20 euro, per informazioni e acquisti 0522/854355 o scrivere a info@cinemateatroboiardo.com.
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