Le lettere al figlio disabile dalla nascita diventano un libro di condivisione
Emanuela Pellegrini di Boretto ha presentato il suo libro: «Il mio vuole essere un messaggio di coraggio e speranza»
Boretto. Mettere nero su bianco le proprie sensazioni e le proprie esperienze di madre di un figlio con una grave disabilità, per aiutare genitori nelle sue stesse condizioni a farsi coraggio e a trasformare la paura in un’opportunità. Questa l’idea che sta alla base di “Abbracciando il silenzio”, il libro scritto dalla 40enne borettese (originaria di Poviglio) Emanuela Pellegrini, ha presentato il suo libro sabato a Boretto. Ha partecipato all'evento Anffas Guastalla (associazione alla quale è destinato il ricavato della vendita del libro), con la presentazione di un progetto di pet-therapy legato alla disabilità. Il libro – disponibile in tutte le librerie online o prendendo contatto con l’autrice – si sviluppa attraverso una serie di lettere che la madre rivolge al figlio 19enne Stefano, colpito alla nascita da paralisi cerebrale. Lettere con le quali la donna racconta il proprio vissuto per esternare le sensazioni di questo lungo percorso, ricco di ostacoli ma allo stesso tempo di tanto amore.
Lungo questo cammino, ha saputo accettare e superare – insieme alla sua famiglia, composta anche dal compagno e dalla figlia – le difficoltà iniziali. «Mi è sempre piaciuto scrivere – racconta Emanuela Pellegrini – e ho sempre avuto l’abitudine di catturare i miei pensieri fermandoli su dei fogli. Quello che ne è uscito è una sorta di riassunto di quanto ho elaborato interiormente in tutti questi anni, con la speranza di spingere altri genitori con situazioni simili alla mia a vincere la paura che a volte ci può colpire. Il mio vuole essere un messaggio di speranza e di coraggio, per dire a tutti che anche dai problemi si può imparare e si può tirare fuori qualcosa di positivo».
Anche il titolo nasce dalla sua esperienza diretta: «Ho scelto “Abbracciando il silenzio” – aggiunge – perché il silenzio è ed è stato una parte importante del mio percorso. All’inizio il silenzio è stata una di quelle cose che mi ha turbato di più: il silenzio dei dottori durante le visite, ad esempio. Poi con il passare del tempo ho imparato ad apprezzare i silenzi di Stefano e a godermeli». L’idea di Emanuela è fare in modo che questo libro rappresenti un punto di partenza per un’esperienza di condivisione a largo raggio: l’autrice si è infatti prefissata di raccogliere in una scatola le esperienze e i racconti (anche in forma anonima) delle famiglie e degli addetti ai lavori che hanno a che fare quotidianamente con la disabilità, in modo da raggrupparle tutte in un futuro secondo libro.
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