Montecchio, Galimberti: «Oggi per i giovani il futuro non è una promessa»
Il filosofo da Medici Ermete: «È il tramonto della cultura»
Montecchio Dopo due anni di stop sono riprese le iniziative “Medici per il territorio” nella tenuta Medici Ermete. A questa quinta edizione è stato invitato come ospite d’onore il filosofo e scrittore Umberto Galimberti che ha affrontato nella sua conferenza il tema “La condizione giovanile nell’età del nichilismo”.
“Medici per il territorio” è un progetto nato nel 2018 il cui obiettivo è sensibilizzare, creare dibattiti ed eventi di incontro per discutere di tematiche di attualità, col proposito di unificare agricoltura, viticoltura, sostenibilità ambientale, cultura, arte, ospitalità, turismo e idee innovative. «La nostra è sempre stata un’azienda “internazionalizzata” – afferma Alessandro Medici, responsabile della promozione del brand –. I nostri vini raccontano e rappresentano il nostro territorio, portando l’Emilia nel mondo, ma “portare il mondo in Emilia” per noi è altrettanto importante e questo può avvenire solo grazie al connubio di cultura e turismo».
«I giovani stanno male, piuttosto male – inizia così l’intervento il professore Galimberti – non solo per ragioni psicologiche, ma per una ragione culturale, che consiste nel fatto che per loro il futuro non è più una promessa». Ricorrendo a un ampio repertorio di riferimenti culturali, in questo intervento il filosofo compie un’analisi della società attuale, concentrando la propria riflessione in particolar modo sulla formazione scolastica e l’educazione famigliare, due capisaldi nella vita di un ragazzo, che oggi non funzionano più». «La scuola di oggi non suscita alcun interesse – spiega Galimberti – non stimola l’impegno e l’intelligenza dei ragazzi e non li aiuta ad acquisire una loro autonomia, anche per la difficoltà di trovare figure di insegnanti dotate dell’empatia necessaria. La famiglia dal canto suo è sempre più interessata al raggiungimento alla sufficienza scolastica, arrivando anche a mettersi in contrapposizione con gli insegnanti, più che alla formazione e alla crescita dei ragazzi, considerando la scuola un parcheggio in attesa del lavoro». Un’altra critica rivolta alla famiglia è la mancanza di autorevolezza. «Un grave errore che commettono i genitori – continua – è quello di voler diventare amici dei figli mentre un genitore dovrebbe essere un punto di riferimento, un esempio, una legge. In questo contesto i ragazzi diventano oggetto dell’attenzione del mercato che li vede solo come fruitori di beni di consumo, che diventano di anno in anno obsoleti e devono inevitabilmente essere rinnovati, ma sono incapaci di riconoscere i propri sentimenti e descrivere il loro malessere. E allora è sulla cultura collettiva – conclude Galimberti – e non sulla sofferenza individuale che bisogna agire, perché i giovani sono le prime vittime di un contesto sociale in cui sono parcheggiati nelle scuole e nelle università senza una prospettiva credibile per realizzare i loro progetti di vita. In questo prescindere dai giovani sta il vero segno del tramonto della nostra cultura».
All’evento erano presenti anche il direttore della Fondazione Palazzo Magnani, Davide Zanichelli, Silvia Cavalchi, curatrice della Fondazione che ha illustrato la storia dell’opera di Pompilio Mandelli, ispirata al tema della conferenza (Omaggio a Duchamp) prestata alla famiglia Medici per la serata, l’onorevole Antonella Incerti e la consigliera regionale Ottavia Soncini.
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