Gazzetta di Reggio

Reggio Emilia

Spazio C21 viaggia nella street art e ospita “Incompiuto Terrestre”

Giulia Bassi
Spazio C21 viaggia nella street art e ospita “Incompiuto Terrestre”

Nel cortile di Palazzo Brami svettano le opere di 108, all’anagrafe Guido Bisagni tra i maggiori esponenti del post-graffitismo in Italia e pioniere del writing

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Reggio Emilia Prosegue l’avventuroso ed entusiasmante viaggio dentro la street art da parte dello Spazio C21 le cui vetrine che si affacciano sul cortile di Palazzo Brami ospitano “Incompiuto Terrestre” di 108, al secolo Guido Bisagni. La mostra comprende cinque grandi tele e una installazione di opere su carta allestita nella sala centrale dello spazio.

Affermato artista astratto ed uno dei maggiori esponenti del post-graffitismo in Italia, 108 è un pioniere del writing. Nato ad Alessandria, dove vive, è attivo nella scena underground di Milano. La sua poetica artistica combina con efficacia la pratica del writing esercitata dai primi anni Novanta: una lunga esperienza di pittura murale ed una sintesi di forme, colori e spazialità che ha raffinato con una laurea in design industriale al Politecnico di Milano. «La sua tecnica pittorica è eclettica, multimediale e analogica – racconta Eugenio Sidoli ideatore, curatore e anima, insieme alla moglie Sandra Varisco dello Spazio C21 -; non si avvale di tecnologia nel processo creativo ma utilizza soprattutto le mani, i pennelli, i rulli, la matita, gli spray ed i pastelli. Le scelte del supporto e le dimensioni della superficie influenzano moltissimo le sue forme, il tratto e, ovviamente, il risultato finale. Pur avendo raffinato la sua estetica sui muri del mondo, ama lavorare su carta, dipingere su tela e tavole di legno, scolpire l’argilla e la carta pesta, incidere, stampare e fotografare: è un’artista eclettico nella fase più feconda e produttiva della sua vita».

Il tratto altamente identificativo dell’artista si caratterizza dall’uso del colore nero, dai riferimenti all’arte primitiva e dal rapporto simbiotico sia con lo spazio metropolitano che con la natura. «Il nero di 108 non è solo forma, ma anche concetto – prosegue Sidoli – è minimale, ma allo stesso tempo carico di significato e di energia; è astratto, ma contiene elementi figurativi ed una intima influenza della musica sperimentale elettronica che pratica come membro fisso del gruppo noise Corpoparassita. Nelle sue opere sono presenti le esperienze delle avanguardie artistiche del Novecento e un esplicito riferimento alla scena underground europea nella quale è cresciuto».

Il testo critico di “Incompiuto Terrestre” – la mostra sarà visibile dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 19.30 fino a metà novembre – è stato redatto da Domenico Russo e Andrea Tinterri, già curatori della rivista d’arte contemporanea La Foresta. Di 108 scrivono: «… la sua ricerca non comprende stacchi, è un autoritratto costante, una lenta osservazione che evidenzia differenze, nuove scoperte, tensioni inedite; la forma registra il tempo restituendone una grammatica difficilmente codificabile perché ancora magmatica, necessariamente liquida. E la forma non potrà mai quietarsi, corrisponderebbe alla perdita della materia, all’esaurimento della ricerca. La decodifica della lingua, quindi, non è nemmeno auspicabile, la sua fluttuazione è l’evidenza di una traccia di vita che viene monitorata costantemente».