Gazzetta di Reggio

Novellara

Sacco: «Grave mancanza di rispetto non invitare i Nomadi a Sanremo»

Sacco: «Grave mancanza di rispetto non invitare i Nomadi a Sanremo»

Lo sfogo dell’ex voce della band: «Sessant’anni di storia, musica, lotta»

25 gennaio 2023
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Novellara Danilo Sacco, la voce dei Nomadi dal 1993 al 2011, giunto nel gruppo dopo la scomparsa di Augusto Daolio, scrive un post su Facebook che in poche ore ha superato i 13.000 “mi piace”. Sacco esprime la sua delusione per il mancato invito al festival, in qualità di ospiti, dei Nomadi, giunti a 60 anni di carriera.

«Sanremo si avvicina – questo il testo del post –. Un altro anno di festa e musica e quant'altro. È un momento topico per la musica stessa proposta dal nostro Paese quindi va bene. Personalmente, con i Nomadi, ho avuto il piacere di parteciparvi tre volte. Con il professore Roberto Vecchioni (un genio) con la dolcissima Irene Fornaciari( grande voce, grande umiltà) e con Gianluca Grignani (uno che, credetemi, le cose le sa scrivere eccome). Ho sempre ricavato belle emozioni e incontrato parimenti belle persone. Sempre. Ma quest'anno c'è qualche cosa che mi rode in gola e dato che nessuno lo dice, lo dico io. Mi sarei aspettato un invito per i Nomadi, in virtù di 60 anni di storia, musica, lotta, rabbia e dolcezza. Loro non lo dicono per correttezza e classe, ma dato che posso, ripeto, lo dico io che di classe ormai ho smesso di ammantarmi». «Non invitare i Nomadi, Beppe (in primis) Daniele, Cico, Massimo, Yuri e Sergio per i loro 60 anni e dopo tutto quello che hanno costruito e dopo tutti i sogni che hanno fatto sognare per tre generazioni – prosegue Sacco –. Beh. È una mancanza di rispetto per gente che è cresciuta a pane e ferro per i palchi di mezzo mondo e non ha mai usato l'autotune. Avete perso una grande occasione. Posso anche non avere competenza tecnica in questo senso e in definitiva, dopo quarant'anni di palco, ho bisogno di imparare ancora molto. Ma non invitare i Nomadi la trovo una grande mancanza di rispetto. Voi pensate quello che volete. Un abbraccio».

Si sprecano i commenti su Facebook. Tra i più laconici quello di Fabio Massimo Carpita: «Credo che per i Nomadi, non andare a Sanremo, è più un vanto che una delusione». Più loquace Daniele Mazzanti: «Se Sanremo è ( era) il festival della musica italiana, i Nomadi sono la storia della musica italiana... Ma Sanremo oramai da qualche anno è solo un baraccone mediatico dove la maggioranza dei cantanti si fa' notare solo per gli abiti da circo (con tutto rispetto per i circensi). Per alzare un po' l'audience (per le polemiche del giorno dopo ) si invita un ospite ad hoc per dare una bella “spruzzata” di pietoso falsobuonismo e buonanotte. Il festival è servito». E c’è chi la mette sulla politica: «I Nomadi avrebbero cantato certamente una canzone inneggiando alla pace – scrive Rocco Palumbo – durante l'evento più seguito d'Italia. Significava mettere a rischio il lavoro di propaganda Usa/Nato di un anno di convincimento delle masse. Chi parla di pace oggi viene demonizzato, in occidente. Questo è l'unico motivo per cui ai Nomadi non sono state aperte le porte di Sanremo. E, con questi presupposti, meglio per loro».