Gazzetta di Reggio

La presentazione

Fabio Caressa di Sky presenta il suo libro ad Albinea: «Devo al calcio più o meno tutto»

Andrea Vaccari
Fabio Caressa di Sky presenta il suo libro ad Albinea: «Devo al calcio più o meno tutto»

Il telecronista presenterà il suo volume venerdì alle 18 al cinema Apollo

02 febbraio 2023
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Albinea Quando Gigio Donnarumma neutralizza il rigore di Saka e regala il titolo europeo alla nazionale azzurra di Mancini, il telecronista di Sky Fabio Caressa si lascia andare ad una delle sue frasi diventate un cult, per gli appassionati. L’esclamazione “Grazie, Signore che ci hai dato il calcio” - pronunciata mentre si consumava l’abbraccio della sua inseparabile spalla televisiva, Beppe Bergomi - è anche il titolo dell’ultimo libro del noto giornalista (edito da Sperling & Kupfer) , che più di tutti ha reinventato il linguaggio sportivo, conferendo agli eventi narrati un’epicità diventata ormai la sua firma inconfondibile. Il volume sarà presentato domani alle 18.30 al cinema Apollo di Albinea, alla presenza dello stesso Caressa (nell’occasione intervistato da Andrea Delmonte, editor libri di Mondadori) nell’ambito della rassegna “Tu sì che vali. Storie di sport, valori e vita”, organizzata dal Comune. Un incontro che si preannuncia scoppiettante e ricco di aneddoti, come quelli contenuti nel libro, in cui l’autore racconta le sue avventure - a volte commoventi, appassionanti, molto spesso irresistibilmente comiche - da inviato sportivo in ogni parte del mondo.

Caressa, partiamo dal titolo. Innanzitutto, lei cosa deve al calcio?

«Io devo al calcio più o meno tutto. Già da bambino, perché molti dei ricordi con mio padre, che a quei tempi era spesso via di casa per lavoro, sono proprio legati al calcio perché io e mio fratello aspettavamo con ansia il weekend affinché tornasse e ci portasse a vedere la partita. Sono riuscito a fare il giornalista, che era il mestiere che volevo, e attraverso il calcio sono riuscito ad imparare tante altre cose, prendendo dai personaggi vincenti le tecniche che servono nella vita per avere successo».

Lei ha avuto la fortuna di commentare le vittorie della nazionale italiana al Mondiale e all'Europeo. Un record singolare.

«Nel lavoro, come nella vita, ci vuole fortuna e in questo senso ne ho avuta. Condivido questo record insieme ad un grandissimo collega come Nando Martellini, che ho avuto l'onore di conoscere e che commentò il successo degli azzurri al Mondiale di Spagna '82 e anche la vittoria agli Europei del '68. Anche lui ebbe fortuna: la prima finale, finita in pareggio, venne commentata da Niccolò Carosio, a lui toccò la ripetizione del match, che vide vincere gli azzurri».

La rassegna "Tu sì che vali" pone al centro i valori dello sport. Cosa ha imparato in tutti questi anni a contatto con grandi campioni?

«Ho cercato di trarre spunto da alcune caratteristiche dei “grandi” con cui ho avuto il piacere di lavorare e che ho conosciuto: Capello, Conte, Ancelotti e tanti altri. Ognuno di loro ha caratteristiche comuni che permettono loro di essere vincenti. Il sapersi adattare, eseguire bene le idee, capire quale tipo di leadership instaurare».

Ha nominato Ancelotti, che di fatto rappresenta il più grande vanto della nostra provincia in ambito sportivo...

«Carlo è in grado di creare ambienti fantastici dove lavora. È una persona che sa ridere, ma estremamente seria, ha questa calma disarmante che spiega molto del perché riesca a vincere sempre. È in grado di trasmettere tranquillità e mai ansia».

Nel libro spiega di essere simpatizzante dell'Alessandria, che gioca nello stesso girone della Reggiana.

«Diana sta facendo un ottimo lavoro. Lo apprezzavo molto da giocatore, ho anche la sua maglia. La serie C è un campionato difficilissimo, vincerlo non è mai semplice. Mi è piaciuta anche la scelta di Cigarini di finire la carriera ritornando a casa».

Ha un aneddoto anche su Futre?

«Venni a vedere la partita inaugurale allo stadio Giglio, con la Juventus. Un colpo clamoroso che oggi sarebbe irripetibile. Peccato fosse arrivato infortunato».l