Gazzetta di Reggio

L’arte di Giordano Montorsi scalda le corsie degli ospedali

L’arte di Giordano Montorsi scalda le corsie degli ospedali

Donate 14 opere: «Vorrei offrire un momento di pace alle persone fragili». Da Scandiano a Montecchio, tante le strutture ospedaliere interessate

17 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Giordano Montorsi è un artista visivo, nato a Scandiano nel 1951 e residente da diversi anni nel piccolo borgo di Macigno, ai piedi del Castello di Canossa.

Già docente di Tecniche pittoriche alle Accademie di Belle Arti di Urbino e di Venezia e all’Accademia di Brera, è conosciuto e apprezzato a livello nazionale per una ricerca eclettica che comprende dipinti, sculture e installazioni, capaci di suscitare domande sulla società contemporanea e sui valori profondi su cui si basa l’identità collettiva.

Da una decina d’anni, dona con grande generosità le sue opere pittoriche alle strutture ospedaliere e sociosanitarie della provincia reggiana (e non solo), a sostegno dell’efficienza della sanità pubblica.

Dal 2012 ad oggi ha donato quattordici sue opere pittoriche a strutture ospedaliere e sociosanitarie. Come ha maturato questa scelta?

«Ho maturato questa scelta sulla base di un’esperienza personale, vissuta quando avevo solo dieci anni: per quindici mesi sono stato ricoverato per seri problemi polmonari nel sanatorio di Vecchiazzano, in provincia di Forlì. L’anticamera della tubercolosi. Sono vivo grazie alla scienza moderna, alla medicina moderna e alla sanità pubblica. Il senso del gesto culturale - un semplice dono di una mia opera recente ai vari ospedali pubblici di Sassocorvaro, Reggio Emilia, Montecchio Emilia, Guastalla, Vecchiazzano di Forlì, Sorrento, Correggio, Castelnuovo Monti, Scandiano, Modena, Rapallo e Puianello- è quello di dimostrare concretamente riconoscenza per la presenza e il lavoro della sanità pubblica nel nostro Paese. Una sanità la cui efficienza che credo debba essere difesa, contro ogni forma di privatizzazione. E qui il pensiero corre a Gino Strada…».

Tra le ultime donazioni, si segnalano “Sincrasia, sinergia, sincronia. Natura quieta quel che resta è cenere”, un lavoro di grandissime dimensioni destinato alla Casa Residenza Anziani “Al Parco” di Scandiano e "Still life metacosmico”, un dipinto destinato alla Casa della Salute di Puianello. Potrebbe descriverci le due opere?

«L’opera collocata a Scandiano, di 150x700 cm, rappresenta sostanzialmente una mia interpretazione delle gravissime condizioni in cui versa il nostro pianeta. Quella di Puianello corrisponde ad una libera interpretazione della mente, partendo dal termine “metacosmico”, ovvero oltre il cosmo, al di là di quello che noi chiamiamo verismo, naturalismo, realismo».

Come ha scelto le strutture alle quali donare le sue opere?

«Tutto nasce da relazioni personali e da esperienze vissute in prima persona. Mi è molto cara la donazione forlivese, legata alla mia infanzia, ma anche quella di Sorrento, suggerita dal giornalista Salvatore Giannella, direttore di varie riviste, tra cui L'Europeo e Airone. Sono particolarmente legato anche alle due donazioni destinate ad Aseop Onlus “La Casa di Fausta” di Modena, associazione no profit che opera al fianco di un’Azienda Ospedaliera Pubblica per prestare assistenza ai bambini che si trovano ad affrontare tumori e leucemia».

Cosa spinge un artista a guardare oltre la propria ricerca e ad aprirsi all'Altro?

«Per rispondere a questa domanda vorrei usare le parole dell’amico e filosofo Alessandro Di Chiara: “Un’opera d’arte non può avere interessi utilitaristici o ideologici in quanto essa crea per creare, così come il medico cura per curare, nella gratuità del dono che si fa bellezza”».

Oltre al fattore economico quale ulteriore valore assumono per il degente o il visitatore?

«Mi auguro che le opere possano offrire alle persone fragili un momento di pace, di positiva “leggerezza”, facendole sentire accolte e sostenute»

I suoi compagni di viaggio?

«Un particolare ringraziamento va al giornalista Salvatore Giannella, al professor Alessandro Di Chiara, al dottor Giorgio Guidetti, al dottor. Gianluca Genovese, al professor Lorenzo Capitani, alla professoressa Silvana Vinceti e al direttore di Aseop Erio Bagni».

L'arte salverà il mondo?

«Ancora una volta condivido il pensiero del filosofo Di Chiara: “L ‘arte non può salvare il mondo, ma può essere il simbolo di ciò che redime la vittoria temporale e ineludibile del male nella terra, in attesa di una diversa forma di bellezza”».l

C.S.

© RIPRODUZIONE RISERVATA