Gazzetta di Reggio

Reggio si prepara ad accogliere l’arte underground dei Canemorto

Giulia Bassi
Reggio si prepara ad accogliere l’arte underground dei Canemorto

Lo Spazio C21 allestirà l’esposizione del loro progetto En Plain Air

23 febbraio 2023
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Reggio Emilia Loro, i Canemorto sono uno dei sodalizi più interessanti dell’arte contemporanea italiana. Non sono un collettivo, non sono una crew e non sono una cooperativa sociale… ma un trio di giovani artisti che lavora come un’unica entità. Il loro progetto En Plain Air è in mostra da sabato al 15 aprile nelle vetrine e nelle sale interne dello SpazioC21 a Palazzo Brami (via Emilia San Pietro).

L’installazione comprende un nucleo di opere dipinte ad olio su tela ed un docu-film originale, presentato in anteprima in occasione della mostra. «I Canemorto si incontrano sui banchi di un liceo brianzolo, nel 2007, e raffinano un codice estetico distintivo nell’alternanza tra graffiti, pittura murale e accademia d’arte, lavorando sempre a sei mani – ci spiega Eugenio Sidoli, promotore della mostra e insieme a sua moglie Sandra Varisco animatore dello Spazio C21– ; per questo si definiscono “uno e trino”. La loro produzione è elaborata sui codici di comunicazione della società nella quale viviamo: scrivono, dipingono indoor e outdoor, cantano, scolpiscono, tatuano, incidono e illustrano; passano con agilità dal grande murale al packaging, dal fumetto al video, con un piede dentro il sistema dell’arte e l’altro ben ancorato al suo esterno». Tra le loro principali peculiarità, è un senso antiestetico che si contrappone al mito del superficiale e del bello del nostro tempo: è intrisa di codici dell’underground metropolitano e di riferimenti colti alla storia dell’arte. Ciò che realizzano è al contempo azione e concetto; sono spontanei, autentici, eclettici, vibranti, istintivi, irriverenti, coraggiosi, ruvidi, sarcastici e ironici; lavorano a viso coperto, sono fedeli al mito della Txakurra (una divinità maligna dalle sembianze di un cane morto) e parlano un linguaggio ermetico, il canemortish.

«L’intero progetto è un enorme e poetico tributo alla pittura en plein air – scrive Antonio Grulli nel testo critico – agli avi come Renoir, Monet, Cezanne, Van Gogh, che per primi si sono messi del colore negli zainetti e dei cappelli in testa e sono andati in giro a far danni; è un’elegia per coloro che hanno accettato il pericolo per testimoniare col proprio corpo l’importanza dell’arte e che non vi è arte senza vita e vita senza arte. È un tributo alla maniera dei Canemorto, in cui la beffa teppistica diventa vicinanza e trucco per poter abbracciare ciò che sembra distante e diverso. Il perno dell’intera mostra è il video – realizzato da Marco Proserpio – in cui viene documentata la partecipazione dei nostri a un concorso di pittura estemporanea en plein air, avvenuto nei mesi scorsi… a cui si aggiungono una serie di quadri dove gli artisti si confrontano con il genere della pittura en plein air e di paesaggio. I Canemorto hanno sempre avuto un’anima legata alle esperienze storiche dell’arte, soprattutto delle avanguardie di inizio Novecento… . In questi quadri ho sentito il sapore della linea seghettata di Ernst Ludwig Kirchner… i cieli neri dei murales di Diego Rivera nel ministero dell’istruzione di Città del Messico… e le figure di Paul Gauguin, nascoste in un paesaggio troppo intriso di malinconia per poter essere riconosciuto come un paradiso terrestre».