Gazzetta di Reggio

Tornano dopo 160 anni a Brescello preziosi reperti archeologici

Andrea Vaccari
Tornano dopo 160 anni a Brescello preziosi reperti archeologici

Si tratta del frutto degli scavi effettuati da don Gaetano Chierici e Albino Umiltà. In mostra diversi pezzi che i Musei reggiani hanno temporaneamente prestato

08 aprile 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Brescello A 160 anni dalla più importante stagione di scavi archeologici effettuata da Gaetano Chierici e Albino Umiltà tornano a Brescello, per una mostra temporanea, i reperti archeologici e i corredi funerari ritrovati dai due archeologici reggiani.

L’iniziativa - promossa dalla fondazione “Paese di Don Camillo e Peppone” e dai Musei Civici di Reggio Emilia, in collaborazione con il Comune di Brescello - è a cura del presidente della fondazione, Ivan Chiesi, e di Giada Pellegrini, conservatrice delle collezioni archeologiche dei Musei, che hanno curato anche i testi insieme a Nicola Cassone e Roberto Macellari.


In mostra, diversi pezzi che i Musei hanno prestato temporaneamente a Brescello, frutto dei lavori portati avanti da don Gaetano Chierici (Reggio Emilia, 1819-1886) e Albino Umiltà (Montecchio, 1830-Brescello, 1877), i primi a condurre una ricerca archeologica sistematica sul territorio di Brescello.

Umiltà - prefetto di stanza a Guastalla, competente sul territorio brescellese – era direttamente impegnato sui terreni di scavo, ma sempre sotto l’egida del sacerdote scienziato, al quale spettava poi la pubblicazione dei risultati degli studi stessi.

Fu proprio Umiltà a condurre le esplorazioni del sepolcreto romano al forte di San Ferdinando nel 1863, e l’anno seguente nel sito della Ravisa, contemporanee a quella della Motta Balestri, che si concentrarono fra il luglio del 1863 e il febbraio del 1865, in una zona definita dallo stesso Umiltà «il monumento più insigne dell’antichità di Brescello, la pagina più autentica della sua storia».



Tra le antichità in esposizione a Brescello, ornamenti, giochi e tanti altri oggetti che testimoniano la vita di un tempo, oltre alle strumentazioni utilizzate da Gaetano Chierici e documenti originali dell’epoca e ad un ritratto romano risalente al primo secolo avanti Cristo.

Qualche anno dopo quella fase di ricerche, Chierici – divenuto nel frattempo direttore del museo di Reggio Emilia – eseguì ulteriori scavi, questa volta davanti al municipio di Brescello, in piazza Matteotti.

I risultati confermarono le sue intuizioni: il sospetto che il sito della Brescello romana coincidesse con quello dell’abitato moderno venne di fatto confermata da questo primo scavo condotto con metodo scientifico sul sito dell’antica città e costituisce ormai un dato acquisito dalla dottrina specialistica.

«Si tratta di un ottimo risultato per la nostra fondazione – commenta il presidente Ivan Chiesi – che riesce a riportare a casa, grazie alla collaborazione con i Musei Civici di Reggio Emilia, reperti scoperti in questo territorio. Un’attività che si aggiunge a quanto abbiamo organizzato in questi ultimi tempi: nonostante i due complicatissimi anni di pandemia, la fondazione mantiene conti in ordine, come testimoniano i 25mila visitatori dell’anno scorso a Brescello, di poco inferiori allo standard».

La mostra - che sarà inaugurata questa mattina alle 10 – è allestita nella sala espositiva della fondazione “Paese di Don Camillo e Peppone” in via Cavallotti 24 e sarà visitabile sino al 18 giugno dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 e sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Per ulteriori informazioni è possibile telefonare allo 0522-482564 o all’indirizzo di posta elettronica e ufficioturismo@comune.brescello.re.it.l