A spasso per quadri musicali «Nel mistero dell’essere umano»
Roberto Abbado domani al Valli con la Filarmonica Arturo Toscanini e il violinista Sokolov: «Si parla di mare, abissi, tempeste e quiete. Metafora potente che allude alla vita»
Reggio Emilia Con un programma colorato firmato Ravel, Musorgskij e Barber, in cui la musica s’incontra con l’arte pittorica per creare infinite suggestioni, ritorna Roberto Abbado sul podio del teatro Valli. Sarà protagonista alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini e il giovane violinista ucraino Valeriy Sokolov: un talento che rivela una rara perfezione tecnica, unita ad un’eleganza interpretativa senza pari.
L’appuntamento è per domani alle 20.30: s’inizia con “Une barque sur l’océan” di Ravel, a seguire il “Concerto per violino e orchestra op. 14” di Barber e i “Quadri di un’esposizione (orchestrazione Ravel)” di Musorgskij. Peraltro del primo pezzo – che fa parte della suite pianistica Miroirs – il mese scorso Marie-Ange Nguci ne diede un’interpretazione esemplare in un recital al teatro Valli.
«È stato l’autore stesso, Ravel, a orchestrare un anno dopo “Une barque sur l’océan” – spiega Roberto Abbado –. Sembra proprio l’abbozzo di una pittura che con pochi segni dà un’idea di cosa si tratta: si parla mare, abissi, tempeste, ma anche momenti di quiete. Tuttavia questa metafora sul mare sembra alludere a qualcos’altro perché è inevitabile scendere in profondità misteriose dell’essere umano. In questo pezzo, a mio avviso perfetto, c’è tutta la componente evocativa dei significati racchiusi dall’acqua. Essendo basato sulle scale pentatonali ed esatonali fa venire in mente Debussy ma per la scrittura armonica è inconfondibilmente Ravel».
Ravel e il pianoforte costituiscono il filo conduttore rispetto all’altro pezzo in programma: “Quadri di un’esposizione” di Musorgskij che sono ispirati a una mostra del pittore Victor Hartmann da cui nel 1874 è stata ricavata una suite di dieci pezzi corrispondenti a dieci quadri; nel 1922 Ravel orchestrò l’opera che si può definire uno dei capolavori più originali dell’intera letteratura musicale. «Ma è anche uno dei pezzi più popolari del repertorio – puntualizza Abbado–. In questa suite l’autore immagina qualcuno che passa da un’opera d’arte all’altra e per questo s’inventa un tema che collega: la Promenade. Tuttavia, al di là dei quadri dipinti che corrispondono al titolo di ogni pezzo, il compositore ci trasmette la sua visione della vita, regalandoci una riflessione sulla vita e la morte e la vita dopo la morte. Infatti, dal quadro Catacombae la considero come un’opera religiosa che include anche un passaggio negli inferi: a questo allude “La capanna di Baba Yaga”, mentre la conclusiva “Porta di Kiev” – basata sul tema della Promenade suonato in modo marziale – allude alla porta al paradiso. Tornando indietro in questo percorso esistenziale, ci vengono presentati gli aspetti più crudi e crudeli: nel primo Gnomus possiamo scorgere esseri mostruosi allusivi a dei difetti che sono brutture, deformazioni chiaramente non fisiche ma psicologiche. Non vedo per niente i Quadri come un pezzo bombastico di puro virtuosismo orchestrale, c’è veramente molto altro... Succede come nella Pastorale di Beethoven a proposito della quale l’autore scrive: “Più un’espressione di sentimento che non descrizione”. A ciò alludono i forti contrasti dinamici presenti nella composizione, acuiti dal fatto che usa un linguaggio fortemente russo quindi di rottura rispetto a quello in voga nell’Europa occidentale, e questo si sente di più nell’originale suite pianistica. Per carità, senza togliere al bellissimo capolavoro realizzato da Ravel... mi chiedo come sarebbe stato se l’avesse riorchestrato Šostakóvic. Nomino questo compositore perché ha riorchestrato l’opera (sempre di Musorgskij) Chovanšcina. Tornando ai Quadri: se Ravel ha creato qualcosa di molto forte, Šostakóvic penso avrebbe fatto qualcosa di molto più russo». l
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