Ghiaccio e incertezze nel libro del fotografo e videomaker reggiano Casotti
Giovedì all’Arco in anteprima la presentazione di “Uppa”
Reggio Emilia Ma che cosa ci fa un fotografo nato e vissuto in pianura, a Bagnolo in Piano, nella Groenlandia dell’est? E, soprattutto, perché, invece di fotografare, scrive?
Perché Piergiorgio Casotti, classe 1972, fotografo e videomaker, abituato a passare lunghi periodi in giro per il mondo, meglio se in posti irraggiungibili e impronunciabili, ha affrontato a modo suo la pandemia, che lo ha inchiodato in casa, come tutti, per due anni.
E ha scritto un libro, che esce il 5 maggio per la casa editrice Italo Svevo e che sarà presentato in anteprima giovedì 27 aprile, alle ore 18 alla Libreria all’Arco, in dialogo con Francesca Codeluppi.
Si tratta di un volume con cui Casotti completa un più ampio progetto sulla Groenlandia dell’est, che si compone già di un libro fotografico, di un documentario ed di un cortometraggio.
Il libro si chiama Uppa ( “forse” in groenlandese): sottotitolo “Cronache groenlandesi”. Sì, questa terra libera e claustrofobica dove c’è il più alto tasso di suicidi al mondo e che Casotti frequenta dal 2009 perché è qui che ha scelto di affrontare i suoi demoni.
«Sette anni prima – spiega – mio padre era morto improvvisamente. E, altrettanto improvvisamente, era subentrata in me la paura di morire. Quanto (e cosa) nella ricerca del male altrui sarebbe riuscito a curarmi, a redimermi, facendomi trovare conforto in una comunione di sentimenti? Chi avrei incontrato? Cosa avrei imparato? Come avrei reagito? E come sarei tornato? Queste domande riempivano i miei pensieri mentre mi dirigevo a Nord. Questo libro nasce da dieci anni trascorsi nella Groenlandia dell’est. È il racconto di questa forma di disperazione corale e sociale, endemica, attraverso il quotidiano di Ole, Ulla, Kaale, Michael, Hilda, Gerda e di tanti altri amici e conoscenti».
Ben inteso, non è un libro esotico e dove si parla di ghiaccio: diciamo che il ghiaccio è la cornice, per niente indifferente, per una ricomposizione di memorie di viaggio scritte in prima persona, di riflessioni, interviste e analisi che cercano di ritrarre un quadro umano, storico e sociale il più possibile privo di giudizi morali.
Di Groenlandia si sente parlare solo se associata al cambiamento climatico, qui Casotti porta in primo piano le persone, con le loro storie.
Tante cose sono accadute in questi anni: alcuni amici sono invecchiati, alcuni se ne sono andati, altri si sono suicidati.
È un libro che parla di loro attraverso l’autore, e un poco dell’autore attraverso questi essere umani, che ricordano un po’ il coro di una tragedia greca.
Qui c’è il freddo artico e il calore dell’anima, ci sono suicidi, abusi e dolore, ci sono foche cacciate, cani, musica, tupilak e qivitoq.
C’è un sole che non tramonta mai, e una vita fragile, legata ad un passato antichissimo e ad un futuro che non esiste.
C’è tutta quell’incertezza legata al titolo: Uppa (forse).
Tra sorrisi e lealtà, birra e patatine, sgommate in auto su strade ghiacciate e tuffi in mare per non tornare mai più, questa è la storia mutevole di una speranza, che a volte assume la forma della sopravvivenza e, altre, quella della resa. l
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