Gazzetta di Reggio

Calandrone ospite della Luc con “Dove non mi hai portata” tra cronaca e prosa poetica

Calandrone ospite della Luc con “Dove non mi hai portata” tra cronaca e prosa poetica

Domani 7 novembre (ore 18) nell’Aula Magna di Palazzo Dossetti a Reggio Emilia

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Reggio Emilia Siamo nel 1965. Un uomo e una donna, dopo avere abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo, si lasciano scivolare nelle acque del Tevere. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna, più di cinquant’anni dopo, nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. Un’indagine sentimentale che non lascia scampo a nessuno, e che si intreccia con uno sguardo lucido sull’Italia di ieri, con leggi assurde e coercitive che hanno spinto una donna forte e vitale a sentirsi senza vie di fuga, fino a pagare con la vita la sua scelta d’amore.

Sono le due anime - intima e pubblica - del libro “Dove non mi hai portata”, che Maria Grazia Calandrone presenterà martedì 7 novembre  (ore 18, ingresso gratuito) ai Martedì della Luc, in dialogo con Anna Maria Tagliavini,nell’Aula Magna Manodori dell’Università a Palazzo Dossetti. “Dove non mi hai portata” ci porta nella complessa, intima vicenda della scrittrice, che scava a ritroso nella vita dei suoi genitori, Lucia e Giuseppe e, in particolare, in quella di sua madre, mettendosi a “tu per tu” con lei, nel tentativo di entrare nell’analisi di un nodo doloroso. Figlia di un’epoca e di una geografia in cui alle donne spettava il solo ruolo di madri e mogli, Lucia ha in sé ardore e libertà, scappa da un matrimonio combinato, che le ha tolto il respiro e la speranza, si innamora di Giuseppe e con lui va a vivere a Milano da fuggiasca, perché per la legge dell’epoca Lucia si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Il frutto del loro amore è la bambina che abbandoneranno perché ormai sicuri di non poterle dare quel futuro che vorrebbero, stanchi di essere i colpevoli.

La scrittura è lo strumento di indagine con cui Maria Grazia Calandrone (una delle voci poetiche di maggior rilievo nella poesia del nostro tempo, ma anche scrittrice, giornalista, drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice per la Rai) ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, si informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera all’“Unità” in cui spiegavano il loro gesto. Indagando la storia dei genitori, Calandrone racconta una scheggia di storia d’Italia e le vite interrotte delle donnel

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