Gazzetta di Reggio

Federico Buffa al teatro Ariosto con “La milonga del Futbòl”

Adriano Arati
Federico Buffa al teatro Ariosto con “La milonga del Futbòl”

Torna questa sera (ore 20.30) a Reggio Emilia il giornalista che ha reinventato lo storytelling sportivo. Obiettivo della serata sostenere il progetto di raccolta fondi a favore del Grade

20 novembre 2023
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Reggio Emilia Il giocatore che trascende lo sport, l’eterno legame Italia-Argentina, quel pallone che rotola e divide. E uno dei migliori narratori che l’Italia abbia avuto negli ultimi trent’anni. Avrà tanto da raccontare questa sera Federico Buffa che tornerà a Reggio ospite del nuovo evento benefico promosso dalla Fondazione Grade per sostenere il progetto di raccolta fondi a favore della onco-ematologia reggiana. Buffa, partito come fenomenale commentatore televisivo di basket statunitense e diventato oggi un volto ben noto anche al di fuori di quel mondo, presenterà al teatro Ariosto “La milonga del Futbòl” dedicato a tre calciatori argentini legatissimi all’Italia, Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona che lo vedrà sul palco assieme alla cantante Mascia Foschi e al pianista e autore delle musiche originali Alessandro Nidi. Le prevendite sono aperte tramite il sito wwe.grade.it, il nuovo appuntamento reggiano con Buffa porterà a trovare tracce del rapporto tra l’Italia e il suo mare lontano, l’Argentina.

A partire dalla figura più nota, Maradona, icona contemporanea come poche. «Maradona è anche più di un’icona, sfugge alla definizione del calciatore, va molto oltre. La sua è una storia che passa forse ogni duecento anni, è la persona più effigiata al mondo, solo in Argentina ci sono 300 sue immagini», riflette Buffa. L’unico rivale, in questo senso, è forse un altro argentino, “Che” Guevara. «In parte, la sua è un’immagine unica e all’epoca non c’era la logica di scrivere sui muri, lo faceva Diego Rivera, in Europa».

Dal calcio, a ogni modo, si parte. «Volevamo raccontare il ‘900 calcistico argentino con tre giocatori, partendo da Cesarini, che nasce in Italia ed emigra in Argentina con la famiglia quando ha un anno. Il suo è il periodo della creolizzazione del gioco, gli argentini sono convinti che se gli inglesi hanno inventato il gioco, loro hanno inventato l’amore per il gioco», spiega. «Il loro è un approccio molto più passionale, si guarda al gioco in maniera differente, già negli anni ’20 i calciatori erano considerati artisti, negli ’40 in Argentina esistono già le curve, in Italia arrivano alla fine degli anni ’60. In Argentina o è bianco o nero, è tutto molto potente».

I tre atleti scelti incarnano quel mondo, e il rapporto con l’Italia. «Cesarini è quello che apre la strada a Sivori alla Juventus, e Sivori sarà quello che consolerà il Maradona nemmeno 18enne escluso dai convocati del Mondiale del 1982, ricorda Buffa. Cesarini e Sivori hanno vinto 8 scudetti con la Juve, Cesarini ne vince 5 in 5 anni, all’epoca nessuno lo aveva fatto. Lui porta Sivori in Italia. Lo ricordo nello spettacolo, quando Sivori arriva Umberto Agnelli gli dice che sono 5 anni che lo cercano, e lui risponde che da 2 anni aspetta la chiamata», racconta.

Nel 1978, il secondo passaggio di consegne. «Maradona viene escluso dai convocati e sarà per lui una delusione enorme, anche nel 1986, festeggiano la vittoria del Mondiale, ricorderà quell’amarezza. Quando lui rimane fuori, il giornale “Grafico” fa qualcosa di diverso, prende il giocatore del passato che più gli assomiglia, ovvero Sivori, e fa parlare loro due». E cosa si dicono? «Sivori dice a Maradona che non deve essere consolato di nulla, che tra poco tutto sarà suo, con una frase che solo un argentino potrebbe pensare: “in te hai la verità del calcio”. Maradona spiegò quanto questo fu importante, gli confermò cose che pensava, ma un conto è pensarle da solo, un conto se le dice Sivori».

Un altro erede non sarebbe stato possibile, invece. «Maradona non può avere eredi, per lui infatti non parliamo di calcio, ma del giorno della nascita e del giorno della morte –. Con lui, finisce il ‘900: Cesarini nasce a inizio secolo, Maradona muore nel nuovo millennio ma il suo periodo sportivo è tutto novecentesco, è una storia del Secolo Breve». Il nome meno noto, Cesarini, è l’unico che ha dato vita a un’espressione di linguaggio comune, “zona Cesarini”, oggi meno utilizzata. «Il gol che porta a quella definizione è del 1931, l’ultima volta che l’ho sentito in un contesto pubblico l’ha usata l’allora presidente del consiglio Conte parlando di un intervento concluso all’ultimo. È divertente vedere la reazione del pubblico, soprattutto femminile. Quando facciamo lo spettacolo in luoghi in cui lo spettatore è vicino guardo le reazioni quando spiego la storia e molte donne si illuminano e capiscono di cosa si parla», conclude sorridendo Buffa.l