Gazzetta di Reggio

Il successo dell’opera verdiana

Trionfa l’Otello in scena al teatro Valli, cast impeccabile e orchestra magistrale

Giulia Bassi
Trionfa l’Otello in scena al teatro Valli, cast impeccabile e orchestra magistrale

Brilla la voce del tenore Gregory Kunde e svetta il baritono Luca Micheletti

23 gennaio 2024
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Reggio Emilia Brilla la voce di Otello il tenore Gregory Kunde, svetta Jago il baritono Luca Micheletti, magistrale cantante-attore, conquista la straziata Desdemona del soprano Francesca Dotto. E l’opera verdiana ha trionfato, venerdì sera, in un teatro Valli quasi al colmo della sua capienza.

Kunde, autentico fuoriclasse, incanta dalla vittoriosa esclamazione iniziale “Esultate!” fino all’ultimo atto “Niun mi tema” quando, il soldato ingannato, uccide la moglie innocente in un impeto di gelosia. In ogni caso, ci regala un Otello umano sino al termine in cui il sentimento suscitato è un profondo senso di compatimento che, unito al dolore per la morte di Desdemona, crea un accumulo di emozioni.

Kunde passa facilmente dalla forza squillante di un tenore di forza al delicato fraseggio di un belcantista. Il piccolo inciso “Oh! Gloria! Otello fu”, spesso cantato con incurante forza, risulta un’esplosiva combinazione di bellezza luminosa e dolore straziante, ma egli cattura anche con flebili sussurri.

Dall’altra parte, Jago di Luca Micheletti domina il palco: egli possiede la resistenza vocale e la finezza richieste dal ruolo, in più l’abilità di vero attore. Esibisce una potente mimica facciale mentre “recita” il suo diabolico “Credo” intrecciando losche trame e ingannevoli insinuazioni. A dare risalto al suo velenoso gioco, anche i pannelli mobili che costituiscono la scena di Domenico Franchi al centro di una regia efficace quanto essenziale da spettacolo di prosa, concepita da Italo Nunziata.

La bacchetta di Leonardo Sini, alla guida dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini, sa ben modulare la musica di pregnante intensità rendendo la vasta gamma di stati d’animo (forse con qualche “forte” di troppo): dalla tempesta iniziale all’impressionante finale del terz’atto. Ma dà il meglio di sé nella musica d’atmosfera che apre il IV atto evocando la malinconia solitaria in cui s’inserisce la magnifica prova, imperniata su efficaci mezze voci, di Francesca Dotto con la Canzone del Salice e l’Ave Maria pervase da dolorosi sentimenti d’impotenza. L’orchestra traduce magistralmente l’idea dell’immacolata perfezione della scrittura per archi che prosegue senza interruzione fino all'ingresso di Otello dove i contrabbassi solisti suonano un “passo” che va dalla pallida desolazione alla violenza quasi incontenibile. Impeccabili le prove di Andrea Mandrillo (Cassio), Andrea Galli (Roderigo) e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza. 

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