Luciano Ligabue, la mostra da Roma a Fotografia Europea
Reggio Emilia: gli scatti di Jarno Iotti nella capitale dal 9 febbraio, a Correggio dal 28 aprile
Reggio Emilia Dopo un’anteprima con oltre 3500 visitatori a Sestri Levante, il viaggio fotografico “All areas - Luciano Ligabue”, che Jarno Iotti ha dedicato al musicista e amico Ligabue, approda ora a Roma, dove sarà in mostra dal 9 febbraio al 1° marzo alle Officine Fotografiche, e poi dal 28 aprile al 26 maggio a Correggio, il “luogo del cuore” per entrambi gli artisti, all’interno delle Gallerie Espositive del Museo Il Correggio al primo piano di Palazzo dei Principi.
La mostra, ovvero un viaggio fotografico in 70 scatti più uno, percorso con il Liga nei vent’anni e oltre trascorsi insieme “su e giù da un palco” - Jarno dietro l’obiettivo, Luciano davanti, sempre più libero e autentico - in entrambe le città trova casa in sedi particolarmente interessanti. Officine Fotografiche a Roma è una delle realtà più dinamiche nel promuovere la cultura dell’immagine contemporanea. In 24 anni di attività ha promosso e ospitato alcune delle migliori produzioni fotografiche nazionali e internazionali, inoltre ha ideato e organizzato per 15 edizioni il festival internazionale FotoLeggendo.
L’approdo al Museo cittadino di Correggio invece rappresenta un agognato ritorno alle origini, lì dove tutto ebbe inizio, in una sede istituzionale di grande prestigio e in un’occasione speciale: il 28 aprile, giorno dell’inaugurazione, non è scelto a caso, poiché coincide con la giornata di apertura del Festival Internazionale Fotografia Europea.
“All areas – Luciano Ligabue” rientra nell’ambito del Circuito Off per la 18esima edizione dell’evento, Fotografia Europea 2024. «Questo progetto – commenta l’assessore alla Cultura Gabriele Tesauri – giunge in un periodo dell’anno in cui Reggio Emilia diventa capitale della fotografia e tutta la provincia di riflesso sarà animata dalla presenza di artisti internazionali, esperti e amanti della fotografia».
“All Areas - Luciano Ligabue” espone 70 stampe in cornice, formato 40x30 cm, di scatti o sequenze che mostrano il musicista e cantante rock quasi sempre inconsapevole dell’obiettivo che lo inquadra, colto in attimi di pura verità, spesso sul palco durante i concerti ma anche in momenti che solitamente restano inediti per il pubblico (ma anche per il soggetto fotografato) in un infinito viaggio nella musica e nella vita. Il “più uno” è lo scatto che apre nella mostra e ha aperto nella vita il cammino fra le fotografie. Il filo impalpabile che guida il percorso è dato da ispirazione e visione, unite al raro dono di saper scomparire dietro l’obiettivo, caratteristiche che fanno di Jarno Iotti il fotografo capace di cogliere l’attimo fuggente».
Luciano Ligabue nell’introduzione commenta così: «Jarno mi è stato vicino per tanto tempo e, conoscendomi così bene, è riuscito a ritrarmi nella mia versione più vera, quella in cui “non sento” la macchina fotografica. Il risultato lo potete vedere in questa mostra di cui sono molto felice non tanto per me come soggetto (ma sì, poi, anche quello), quanto per lui come autore. E devo ringraziarlo perché questa serie di scatti sono una specie di diario che non ho scritto io, ma che, ricordandomi dove sono stato e che cosa ho fatto, mi muove profonde emozioni».
Le fotografie esposte in mostra sono disponibili anche in una Box “Postcards Edition” acquistabile al link https://jarnoiotti.com/jgallery/all-areas/. Il cofanetto contiene le 71 foto in formato cartolina con bordatura bianca che riportano sul retro il luogo e la data dello scatto. Inoltre 18 aneddoti che riguardano alcuni scatti a cui l’autore è particolarmente legato e una cartolina speciale con il poster della mostra sul fronte e l’emozionata introduzione scritta da Luciano dopo avere visto le foto, dalla quale riportiamo un altro passaggio: «Poi si è specializzato nelle foto dei nostri live. Lì non c’erano pose che dovevo tenere e il suo obiettivo puntato non lo vedevo quasi mai. Quelle foto me le mostrava con orgoglio. Mi piacevano sempre di più. Raccontavano la verità».
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