Gazzetta di Reggio

Nomadincontro, maratona di musica, parole e vibrazioni

Mara Bianchini
Nomadincontro, maratona di musica, parole e vibrazioni

Teatro Tenda gremito di fan arrivati da tutta Italia

19 febbraio 2024
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Novellara C’è qualcosa di magico in un concerto dei Nomadi, un qualcosa che fa uscire il pubblico dal luogo dell’evento con un sorriso felice. I volti delle persone sono rilassati: qualcuno canticchia le canzoni appena sentite e qualcun altro si toglie i coriandoli dai capelli. I concerti portano sensazioni e quelle che vibrano all’uscita di quello dei Nomadi sono particolari, diverse da altre realtà musicali. Un misto di felicità e malinconia che, volendo scomodare Giacomo Leopardi e il suo “sabato del villaggio” è “pien di speme e di gioia”. Una gioia che rimane e che si farà ricordare dai tanti, veramente tanti fan che hanno gremito sabato sera il teatro tenda di Via Indipendenza a Novellara.

Il parterre

Un concerto che vede finalmente, passata l’ondata del Covid, la possibilità di non avere paura e di poter tornare alla normalità come può essere anche il ridere, cantare e chiacchierare a fianco di uno sconosciuto. Il Teatro Tenta si è pian piano riempito di fan. Alcuni arrivati da Reggio e dintorni, altri dal Bresciano, dal Torinese, dalla Sardegna, un po’ da tutta Italia e anche dalla Germania dove i Nomadi e il ricordo di Augusto Daolio sono ben presenti nella comunità italiana.

Oltre che arrivare da ogni dove, fra i fan dei Nomadi non sono mancate autorità e rappresentati delle istituzioni. A partire dal sindaco di Novellara, Elena Carletti, figlia di Beppe. Salita sul palco presentata da Marco Barbieri, conduttore della serata, ha confermato di non ricandidarsi per le prossime elezioni e di continuare invece il suo impegno con la Provincia dove attualmente ricopre il ruolo di vicepresidente. Un’ovazione per lei e anche per il prefetto di Reggio Emilia, Maria Rita Cocciufa, che una volta scesa dal palco ha assistito all’intero concerto dei Nomadi. Vicino al prefetto anche la consigliera regionale Roberta Mori che segue il gruppo della Bassa da sempre e il comandante della stazione dei Carabinieri di Novellara Raffaele Lisbino. Arma dei carabinieri, polizia locale, Protezione Civile, vigili del fuoco e Croce Rossa hanno fatto sì che questo tributo fosse sicuro e ben gestito.

Non solo autorità nel parterre del Teatro Tenda ma anche un volto ben conosciuto dal pubblico reggiano per il suo curriculum calcistico: Dario Morello. L’ex attaccante della Reggiana, Bologna e Inter è amico dei Nomadi e ogni anno è presente al raduno novellarese.

La new entry

Un concerto, quello di sabato sera, che come ogni anno non ha deluso ed ha visto anche l’esordio a Novellara del batterista Domenico Inguaggiato che ha sostituto dallo scorso novembre ai piatti e tamburi Daniele Campani. Inguaggiato è stato più che all’altezza della situazione e nonostante la visibile emozione ha dato il ritmo ad ogni canzone con grinta e competenza.

Note e cori

La partenza è di quelle sprint con “Vivo forte” e il suo sound dolcemente aggressivo. Una partenza più che gradita che ha visto da subito il trasporto del pubblico con cori talmente forti da sovrastare le voci sul palco. Sui brani più conosciuti come “Gli aironi neri”, “Noi non ci saremo”, “Ho difeso il mio amore” o “Io voglio vivere” il pubblico si è scatenato e ancora una volta la band ha saputo gestire al meglio la scaletta.

La discografia dei Nomadi è immensa, conta un numero impressionante di brani e diventa difficile riuscire a trovare quelli più rappresentativi. Dagli anni Sessanta ad oggi, da “Giorni tristi” a “Cartoline da qui” in mezzo c’è un mondo difficile da racchiudere in soli 28 brani. Fermo restando la bellezza e la immortalità di testi come “Dio è morto”, “Io vagabondo” oppure “Dove si va”. E la maestria di questo gruppo, anche in questo concerto, è stata quella di riuscire ad accontentare tutti.

Come sempre, a fare da cornice e insieme da protagonista, il grande feeling che puntualmente si crea con il pubblico e attraversa come un filo invisibile palco e platea. Ogni canzone è stata preceduta, come è consuetudine per la band, da una dedica, un augurio, un saluto, un ringraziamento.

Il gran finale

Sul finale è stata molto gradita dal pubblico la parentesi acustica di “Sera Bolognese” e ancora “Il Paese” dove gli artisti si sono spogliati dei loro strumenti per riunirsi in un momento più intimo.

Luci soffuse, gli artisti seduti sugli sgabelli di fronte al pubblico in due brani che hanno dato un sapore personalissimo e restituito una complicità che ha reso la serata, fino all’ultima nota, assolutamente magica. Di quella magia che solo loro, appunto, sono capaci.

Io vagabondo”, e questa è sempre una grande certezza, ha poi concluso da copione assolutamente rodato il concerto. Quel vagabondo inno alla libertà, al vivere la vita come più si desidera e a contare su se stessi senza dimenticare le proprie origini ha accompagnato i fan alla chiusura di una serata pienamente vissuta.