Gazzetta di Reggio

Hybris, una porta che sbatte e la deriva dell’essere umano

Hybris, una porta che sbatte e la deriva dell’essere umano

Il lavoro di Rezza e Mastrella sabato 9 marzo e domenica 10 marzo all’Ariosto

08 marzo 2024
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Reggio Emilia Colpisce ancora una volta nel vivo la compagnia Rezza Mastrella e si ride ma, come sempre, con la giusta percentuale di disagio nello spettacolo “Hybris”, ideato e scritto appena prima del Covid, in scena sabato9 marzo (ore 20.30) e domenica 10 marzo (ore 15.30) al Teatro Ariosto.

Indubbiamente Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Leoni d’oro alla carriera per il Teatro 2018, sono un unicum nel panorama teatrale contemporaneo. L’uno performer-autore e l’altra artista-autrice, calcano le scene dall’87, sempre firmando a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico degli spettacoli, che hanno raggiunto un pubblico ampio e soprattutto trasversale. Hanno realizzato tredici opere teatrali, cinque film lungometraggi, una serie sterminata di corto e medio metraggi. Flavia Mastrella si occupa inoltre di scultura e fotografia, Antonio Rezza di letteratura.

La loro folle e lucida scrittura scenica questa volta è incentrata su una porta – aperta e richiusa decina di volte durante lo spettacolo – che diventa qui la cesura tra un ambiente e l’anticamera di un altro mondo, o il filtro tra un dentro astratto e un indefinibile fuori, tra l’essere, l’esserci e un eventuale sarei.

«Questa volta in scena siamo in otto – spiega Antonio Rezza – è lo spettacolo con più attori. Al centro c’è appunto la porta, di fronte alla quale ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva che lui stesso rappresenta. La porta divide quello che non c’è e intorno domina un ambiente asettico, freddo, scarno fatto di bagliori. Chiudendo la porta durante il Covid lo Stato stabiliva chi rimaneva dentro e chi fuori. Terribile come aberrante».

Anche questa pièce sulla tracotanza - in greco “hybris” significa “tracotanza” che è l’atteggiamento di sfida dell’uomo verso gli dei - come tutti gli spettacoli dei due non nasce da un testo, perché Rezza lo crea, mentre si muove e percorre gli ambienti “creati” da Flavia che lui esplora continuamente.

«Il nostro lavoro – dice Rezza – è di contaminazione reciproca su tutto. “Hybris” è quanto mai attuale. Parla dell’ottusità dell’essere umano che nonostante il cambiamento segue l’esperienza antica. La porta ha perso la stanza, la porta chiude il nulla, eppure si persevera con gli stessi atteggiamenti. In scena c’è la porta, ma chi la percepisce come tale, percepisce una cosa sbagliata. Noi lavoriamo insieme dal 1987, ma non ci rendiamo conto del tempo che è passato: complice anche il fatto che l’azione creativa annulla il tempo».

Sul nulla così puntualizza Antonio Rezza: «Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. Resta il fatto che la porta ha perso il suo significato».

Oltra al performer Antonio Rezza “Hybris” vede in scena Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli.

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