Gazzetta di Reggio

Mercoledì 20 marzo

“Il tempo attorno”ai decenni segnati da vicende di mafia e risvolti politici

Adriano Arati
“Il tempo attorno”ai decenni segnati da vicende di mafia e risvolti politici

La Settimana della legalità a Correggio: lo spettacolo autobiografico di Giuliano Scarpinato mercoledì 20 marzo all’Asioli

19 marzo 2024
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Correggio Una sera per conoscere il tempo attorno ai decenni segnati dalle vicende di mafia e ai rapporti con lo Stato. Domani sera (ore 20.30) il teatro Asioli di Correggio ospiterà “Il tempo attorno”, spettacolo scritto e diretto da Giuliano Scarpinato, parte della rassegna regionale della Settimana della legalità. Un lavoro in cui la narrazione e la storia si mischiano con la biografia dell’autore, figlio di due magistrati antimafia, Roberto Scarpinato e Teresa Principato, fruibile a un prezzo simbolico di 2 euro deciso per l’intero percorso della Settimana della legalità.

«È un lavoro massicciamente di ispirazione autobiografica, ho fatto una scelta radicale: o percorro fino in mondo la questione o non ne val la pena, ho pensato. Ho cambiato nomi, ho ricostruito momenti che non potevo ricordare», racconta Scarpinato. «C’è una parte di creatività ex novo ma c’è molta autobiografia: mi metto a nudo, è un atto politico per me, ed è stato molto faticoso. Ma ho capito ormai che le cose di valore richiedono un grosso sforzo di compromissione, altrimenti diventa difficile toccare persone anestetizzate da violenza, orrori continui».

Da cosa è partito Scarpinato? «Non ho fatto una scelta drammaturgica, ho pensato a come riprodurre la realtà della vita mia e della mia famiglia: un intreccio indissolubile di storia piccola e storia grande, visto il lavoro dei miei genitori. Ho riportato questa complessità».

Già, perché queste «non sono tematiche di moda, legate a una corrente transitoria, queste sono vicende che fanno parte della nostra storia. E che e restano, e lo rimarranno a lungo, una zona di chiaro-scuro della nostra storia, pensando alle implicazioni tra criminalità organizzata e una zona oscura della nostra politica». Si tratta di un «vaso di Pandora ancora non completamente scoperchiato. Sia per chi queste vicende le ha conosciute sia per chi non ha potuto conoscerle sinora, come i ragazzi più giovani. Il mio compito non è educare, è mettere al centro delle domande, aprire degli spazi di scambio e di dibattito, ricostruire una memoria, da qui può derivare qualsiasi tipo di azione, l’importante è che la memoria sia presente». E oggi non è scontato: «Gli studenti di oggi a malapena sanno chi siano Falcone o Borsellino. Difficile pensare che sappiano chi sia stato Andreotti, o cosa sia stato il processo Andreotti, ovvero sette anni della nostra storia. L’importante è che venga capita questa rilevanza. Sono curioso, perché questa è la prima uscita dello spettacolo fuori dalla Sicilia, una terra dove certe vicende ormai fanno parte del Dna».

Toccando anche parti ancora ben sensibili: «Il processo Andreotti è un capitolo meno conosciuto. Io ho cercato di spiegare, filtrato dal mio punto di vista, cosa sia accaduto. Ho cercato di riportare la realtà, i processi, gli atti. E non tutto è interpretabile, alcune cose sono oggettive, e questo ha creato problemi anche nella distribuzione dello spettacolo, non tutte le realtà hanno voglia di portare sul palco qualcosa che non sia assodato. È facile dire che gli assassini di Falcone e Borsellino sono cattivi, è più complesso tirar fuori le implicazioni tra criminalità organizzata e politica italiana».