Gazzetta di Reggio

Fotografia Europea

La natura sfidata dall’intelligenza artificiale

Giulia Bassi
La natura sfidata dall’intelligenza artificiale

Allo Spazio Gerra cinque dialoghi attualissimi in mostra

28 aprile 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Il tema ispiratore di Fotografia Europea “La Natura ama nascondersi” coinvolge ma anche provoca. A questo proposito è chiarissima nel suo essere tagliente, ironica ed attualissima la mostra “New Theaters of the Real Collaborating with AI” allestita allo Spazio Gerra. Nel quadro del dialogo permanente tra natura e artificio che percorre le arti, la mostra con lavori di Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz presenta cinque posizioni che aprono il confine della creazione a diverse modalità di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa. Può la IA, pur nella sua completa estraneità alla natura, aiutarci a intuirne i processi più nascosti e di conseguenza a preservarli? È il caso di Markos Kay che in aBiogenesis visualizza una delle teorie più note su come si sia sviluppata la vita sulla terra a partire da membrane lipidiche. Mentre la serie Ornitography di Xavi Bou, si avvale dell’algoritmo per ricostruire la bellezza nascosta del volo degli uccelli. La post-fotografia di Katie Morris si innesta su una tradizione surrealista per creare un immaginario in cui vengono costantemente ridefiniti i confini del reale, in un conflitto permanente tra il fragile ordine del mondo organico e le costruzioni artificiali dell'intervento umano. In Pierre Zandrowicz ogni immagine della serie Whisper of Eternity è come il frame di un film che racchiude sia la scena che l'osservatore, in una quiete contemplativa che getta un ponte tra la natura e i più intimi recessi dell'esistenza umana. Lo sguardo ironico di Antti Karppinen ci proietta dentro una realtà alterata dai cambiamenti climatici, in cui le persone continuano a svolgere le proprie attività in una completa scissione con i processi della natura circostante.

“Disintegrata” di Silvia Rosi è il significativo titolo della mostra alla Collezione Maramotti che include venti nuove opere fotografiche, alcune immagini in movimento e un nucleo di fotografie d’archivio raccolte dall’artista in Italia tra il 2023 e il 2024. Coadiuvata dal lavoro di Mistura Allison, Theophilus Imani Imani e Ifeoma N. Emelurumonye, Rosi ha percorso il territorio per raccogliere centinaia di fotografie ordinarie, scatti di album di famiglia che raccontano la quotidianità di chi, giunto dall’Africa prima del Duemila, ritraeva sé e la propria vita in contesti diversi.

Al Festival non poteva non partecipare Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea (Rubiera) che dal 1990 promuove la ricerca partendo dall’area delle Casse d’espansione del fiume Secchia, mentre dall’anno scorso, la Biblioteca Panizzi, custodisce l’intera collezione fotografica per metterla a disposizione della cittadinanza. Per Fotografia Europea sono in mostra alla Panizzi scatti di Paola De Pietri e Walter Niedermayr che nel 1994 e nel 1997 vengono incaricati per condurre un’indagine sull’area del parco fluviale. Paola De Pietri decide di realizzare la sua osservazione sorvolando l’area del parco fluviale con una mongolfiera. Il punto di vista dalla mongolfiera in volo avrebbe permesso di produrre delle immagini ad una distanza che fosse a metà strada fra quella offerta dalla comune mappa topografica, quella dell’aereo e quella degli occhi del visitatore.

A proposito del nostro territorio, nell’ambito del Circuito Off Silvia Perucchetti e Marcello Romani sono gli autori della mostra I luoghi di Alberto Franchetti e della sua famiglia. Tra gli altri Palazzo Franchetti in via Emilia Santo Stefano, la tenuta del Cavazzone a Viano, dove il compositore ospitò Giacomo Puccini e vi compose parti delle sue opere più famose; l’incantevole Belvedere oggi affacciato sulle colline reggiane, la Tenuta Aurelia di Reggiolo e Villa Levi a Coviolo; le dimore veneziane (Ca’ d’Oro e Palazzo Franchetti-Cavalli).

Al centro c’è Palazzo Franchetti sede dell’Istituto comprensivo “Manzoni” per un progetto che vede protagonisti anche gli alunni del laboratorio di fotografia condotto da Chiara Crespi.

«Già dallo scorso anno l’Istituto Manzoni, promuovendo il Comitato di Valorizzazione di Palazzo Franchetti, ha iniziato con i suoi alunni un viaggio alla scoperta della famiglia Franchetti – spiega la preside Alessandra Landini – avviando un percorso di Public History che ha portato gli studenti a diventare per la propria scuola Ciceroni Fai. Ora, in occasione della mostra, alle opere dei due fotografi si affiancheranno alcuni scatti degli alunni, desiderosi di celebrare gli antichi proprietari della loro scuola; con i loro scatti gli studenti valorizzano le piante e gli animali nascosti nelle decorazioni del palazzo».l