Fabio Fazio ricorda l’amico Angelo Davoli: «L’arte per lui era fine a se stessa»
Tanti vip riuniti al Parco Innovazione a 10 anni dalla scomparsa
Reggio Emilia Riuniti in un luogo simbolico: la fabbrica. Luogo tanto caro al pennello di Angelo Davoli che martedì 10 settembre è stato ricordato al Capannone 18 del Parco Innovazione, nel decimo anniversario della prematura scomparsa. Instancabile promotrice e anima dell’incontro “Angelo Davoli work in progress 10th” la moglie Cristina Bolognesi che ha radunato amici, conoscenti e possessori di opere del marito molti dei quali hanno portato la loro testimonianza. L’evento era condotto, nella modalità di “Che tempo che fa”, proprio dallo stesso Fabio Fazio, amico ed estimatore dell’artista reggiano. Numerosi gli ospiti tra cui Romano Prodi, Stefano Bonaccini, i sindaci di Reggio e Montecchio, Marco Massari e Fausto Torelli, il danzatore e coreografo Valerio Longo e altri in collegamento: Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, Beppe Severgnini, Giacomo Poretti (quello del trio con Aldo e Giovanni) e Luciano Ligabue.
«Angelo viveva fino in fondo, non in modo accidentale. Angelo è pienezza di pensiero che sicuramente rimarrà dopo di noi; quindi, non occorre rinchiudere i suoi ricordi in uno scatolone ma proprio attraverso essi è possibile guardare avanti, perché tali ricordi costituiscono la forza propulsiva per riuscirci. Perché Angelo non è mio, ma è di tutti e vi chiedo di fare qualsiasi cosa per renderlo com’ è: immortale». Queste le parole di Cristina mentre sullo schermo, davanti a noi, giganteggiavano i suoi silos grezzi ma ingentiliti da parole come harmony, dream e da luminosi squarci dei suoi cieli dipinti.
Fazio ha aperto l’incontro con una descrizione dell’anima artistica di Davoli: «Conoscere Angelo è stato un privilegio, l’ho ammirato, perché per lui l’arte era fine a se stessa. E il lavoro una missione. Immenso è il piacere di farlo qui, un luogo magico che è praticamente di Angelo, ci si sente a casa...». A seguire è stata proposta la testimonianza di Sgarbi, bellissima e impeccabile «per il fatto che – ha detto Fazio – Sgarbi quando fa Vittorio Sgarbi è una cosa quando è Vittorio Sgarbi è un’altra». «Angelo – le prole del critico d’arte – ha guardato le città, le periferie, come Canaletto aveva fatto per Venezia. Le sue opere, anche se sono improntate a una visione fotografica, non sono fotografie perché la fotografia documenta mentre Davoli rappresenta l’essenza! Il fulcro dei suoi luoghi è costituito dal cielo che rivela la presenza di una forza che va oltre l’uomo: nell’arte c’è Dio e il Dio di Davoli è quel cielo».
Particolarmente toccante il racconto di Cristina in merito alla loro casa a Borzano di Canossa. «Questo posto ci ha segnato. Qui c’era il secondo studio di Angelo al cospetto della natura, dove poteva verificare il cielo e... trovare le nuvole. Di fronte a casa nostra c’è un sasso dove Angelo saliva per poter contemplare i castelli di Canossa con una veduta fino al monte Cimone. Nel 1996 è stato organizzato il nostro matrimonio sul prato di fronte a questo sasso descritto come un luogo sacro: la volta celeste era il cielo e il prato era la terra. Ora nel sasso i vicini di casa hanno messo una targa».
«Provate come città a custodire l’opera di Angelo Davoli – ha rilanciato Fazio – e ad allestire lo studio» A questo proposito il sindaco di Montecchio ha annunciato di volergli intitolare la strada che conduce al Cantiere Morini: il set ricreato da Davoli per “Certe Notti” di Mauro Bigozetti danzato da Aterballetto trent’anni fa.l