Gazzetta di Reggio

L’anniversario

Al Museo Cervi un viaggio tra letteratura e musica per ricordare i 7 fratelli

Giulia Bassi
Al Museo Cervi un viaggio tra letteratura e musica per ricordare i 7 fratelli

Sabato 28 dicembre al Museo Cervi a 81 anni dalla fucilazione di Camurri e dei figli di Alcide

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Campegine “Una mattina mi sono svegliato, o bella, ciao! ...Una mattina mi sono svegliato, e ho trovato l’invasor...”. Bastano pochi versi di uno dei canti partigiani più celebri per far tornare prepotentemente alla memoria tutto il pathos, il sangue, la lotta, gli ideali della Resistenza antifascista.

Quella mattina potrebbe essere stata quella del 28 dicembre 1943 quando al poligono di tiro di Reggio furono fucilati dai fascisti i sette Fratelli Cervi e Quarto Camurri.

Sono trascorsi 81 anni da quella data: una data cruciale per la memoria del nostro territorio e per tutta l’Italia antifascista. Questa ricorrenza si pone alla vigilia di un anno speciale, il 2025, che sarà attraversato dall’80° anniversario della Liberazione.

Quel terribile episodio sarà al centro di due giornate di commemorazioni dense di iniziative tra Guastalla, Reggio e Casa Cervi di Campegine dove oggi alle 14.30 si terrà la cerimonia di posa del Vector of Memory (Vettore della memoria), disegnato dal celebre architetto polacco Daniel Libeskind per il progetto Liberation Route Europe.

I Vectors rappresentano monumenti transfrontalieri per la libertà, l'armonia e la pace. Queste installazioni vengono posizionate in luoghi significativi come musei, cimiteri, e siti commemorativi importanti, fungendo da segnaletica della memoria per indicare i percorsi della Liberazione.

A partire dalle 15, gli spazi del Museo si animeranno con l’iniziativa “Sguardi della Resistenza: uomini e donne tra storia, letteratura e musica”: un viaggio emozionale nella memoria della Resistenza, intrecciando letture narrative e saggistiche, da parte di Omar Borciani e Lara Sassi del Centro Teatrale MaMiMò e del violinista Daniele Ruzza della Filarmonica Toscanini.

Tra le letture scelte da Morena Vannini dell’Istituto Cervi brani di Italo Calvino da “Il sentiero dei nidi di ragno” e di Beppe Fenoglio da “Il partigiano Johnny”, un estratto delle memorie di Anatolij Tarassov, tradotto dall’autore di Campegine Riccardo Bertani, che racconta l’esperienza dei militari russi a Casa Cervi e il legame costruito con Alcide e la sua famiglia.

Spazio anche a riflessioni storiche, come quelle di Chiara Colombini e Carlo Greppi, e di Michela Ponzani sul processo storico e morale che ha attraversato il movimento partigiano.

Le voci e i testi si alterneranno per restituire uno sguardo poliedrico sul significato della lotta partigiana, con un’attenzione particolare alla Resistenza femminile, attraverso i testi della scrittrice Benedetta Tobagi e della storica Dianella Gagliani, e alle figure di partigiane vicine ai Cervi, come Laura “Mirka” Polizzi e Lucia Sarzi. I testi saranno intervallato da “assoli” al violino di Daniele Ruzza su musiche di Bartok, Beethoven, Vivaldi e Williams.

«Quando leggiamo dei testi come questo tipo, la Viganò o Fenoglio o Calvino – commenta l’attrice Lara Sassi – sembra impossibile pensare che siano passati solo 80 anni. E dico solo perché sembra parlare di un’era lontanissima. Sfide così grandi, forse noi non ne vediamo più, e se noi paragoniamo l’eroismo dei protagonisti di questi romanzi e della nostra storia, come quella dei fratelli Cervi, la nostra vita, la mia, letteralmente scompaiono. Perché non possiamo reggere il confronto, siamo piccoli, con i nostri piccoli problemi, con la nostra quotidianità. D’altro canto, sempre nei testi che leggiamo, veniamo messi in guardia dalla duplice faccia che c'è dietro alla parola “ideale”, perché può muovere delle azioni eroiche, potenti e ispiratrici, ma può anche alimentare delle azioni annientatrici, drammatiche e piene di malvagità. E quindi ciò che possiamo imparare da queste parole che sembrano così lontane da noi, in realtà, è questo ardore, che c’era in ognuno dei protagonisti della storia della Resistenza: l’ardore verso l'uomo, verso la vita, verso il rispetto. Il sentirsi profondamente umani, profondamente vicini, e per questo forti».