Gazzetta di Reggio

La rassegna

Torna Donatori di Musica al Core con un talentuoso sestetto di archi emiliani

Giulia Bassi
Torna Donatori di Musica al Core con un talentuoso sestetto di archi emiliani

Il concerto cameristico propone due capolavori di Brahms e Borodin. Il violinista Cannizzaro: «Dobbiamo rilasciare emozioni profonde, è il luogo a richiederlo»

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Reggio Emilia Indubbiamente raffinato è il programma del sestetto che domani pomeriggio, lunedì 13 gennaio 2025, (ore 17.30) si esibisce per i Donatori di Musica al Core. Lorella Del Rio, anima instancabile ed entusiasta del progetto, ha scelto un concerto cameristico dove sarà protagonista un gruppo d’archi di musicisti emiliani dalla provata esperienza alle prese con due capolavori assoluti quali sono il Sestetto n.1 di Brahms ed il Sestetto di Borodin. Queste opere di ampio respiro, creazioni perfette per un confronto stimolante tra cultura tedesca e cultura russa, sono state scelte dai sei musicisti Alessandro Cannizzaro ed Elia Torreggiani violini, Sara Screpis e Ilaria Negrotti violini, Fabio Gaddoni e Maria Cristina Mazza violoncelli.

«In verità, dopo aver ascoltato nel giugno scorso al Concorso Borciani i quartetti, alcuni dei quali magnifici che si sono esibiti in quei giorni, mi è venuta una gran voglia di affrontare altre cose al di là della mia attività in orchestra – spiega il violinista reggiano Alessandro Cannizzaro –. Ho pensato a un sestetto per fare qualcosa di un po’ diverso: infatti è una formazione inusuale che tuttavia presenta composizioni di immenso valore; il sestetto offre delle sonorità ricche che si avvicinano quelle dell’orchestra, come si potrà ascoltare dal nostro programma. Per quanto riguarda nello specifico i brani, non si potrà non rimanere colpiti dal carattere limpido e immediato delle melodie, di rara bellezza, di quelle che arrivano direttamente al cuore».

Cannizzaro spiega il concerto partendo dal Sestetto di Borodin di cui sopravvivono solo i primi due movimenti. «È stato composto nel 1860 a Heidelberg mentre proseguiva gli studi di chimica. Borodin ha avuto una vita molto affascinante, infatti divideva il suo tempo tra il laboratorio e le serate di musica da camera. Il primo tempo ha una chiarezza che sembra Mendelssohn, mentre il secondo si sviluppa intorno a una bellissima melodia russa popolare un po’ malinconica». A seguire, il Sestetto di Brahms la cui prima esecuzione pubblica risale al 1860, ad Hannover, alla presenza dello stesso Brahms e di Clara Schumann. «Già dalle prime note si avverte un calore che ti abbraccia con il tema caldo ed avvolgente del violoncello, mentre il secondo movimento propone un insieme di sei variazioni la cui intensità cresce per chiudersi con una coda nostalgica; nello Scherzo si trovano echi della Sinfonia n.5 di Beethoven mentre il finale presenta un tema fresco, cantabile; segue la conclusione appassionata e brillante. Alla riflessione sulla bellezza di tali capolavori, unisco un pensiero sull’impegno profuso per studiarli da tutti noi: perché mettere insieme sei persone, ognuna con esperienze diverse è stato certamente un po' sfidante ma credo che ognuno si sia arricchito dal confronto reciproco per raggiungere un livello qualitativo degno di tali opere che, di certo, non chiedono di essere liquidate come delle mere sequenze di note».

Quanto alla rassegna Donatori di Musica «è stupenda, oltreché doverosa – prosegue Cannizzaro – già il nome racchiude un programma che è anche un invito a non scordarci, mentre “doniamo” la musica, a rilasciare nel contempo delle emozioni profonde. È il luogo così particolare come il Core a richiederlo. Ci ho già suonato e mi ricordo di avere avvertito l’impatto, perché è come un amplificatore di emozioni e sensazioni. Quanto uscirà dai nostri strumenti sarà comunque vada una musica intensa e vibrante».l

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