Sebastiano Rolli riporta al teatro Valli l’eterna rivalità tra Montecchi e Capuleti
Reggio Emilia: venerdì e domenica la storia di Romeo e Giulietta
Reggio Emilia Da alcuni anni Bellini mancava dal cartellone del Teatro Valli dove vi ritorna con “I Capuleti e i Montecchi” che andrà in scena venerdì (ore 20) al teatro Valli (replica domenica ore 15.30).
La storia del tormentato amore tra i due giovani amanti Romeo e Giulietta è condotta da Sebastiano Rolli, alla guida dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e del Coro di Opera Lombardia, con la regia di Andrea De Rosa, che sceglie di ambientare l’opera nei giorni nostri e, approfittando del fatto che il ruolo di Romeo deve essere interpretato da una soprano, lascia le sembianze femminili alla cantante che lo interpreta, Annalisa Stroppa, senza travestirla da uomo, mentre Benedetta Torre sarà Giulietta.
«Bellini l'ho frequentato molto, perché con questa, ho diretto quasi tutte le sue opere – spiega il direttore parmigiano Sebastiano Rolli-. Me ne mancano due e poi le ho fatte tutte. Ho tenuto a battesimo, per esempio, l'edizione critica della Straniera, sono stato il primo a inciderla e quindi è un autore che frequento, che amo, ed è forse l'autore più singolare dell'Ottocento italiano, perché è vero che Bellini, assieme a Donizetti, è il padre del romanticismo. Il romanticismo implica un grado di immedesimazione nel dramma che porterà al realismo verdiano». «Ma Bellini – prosegue Rolli – di fatto, a differenza di Donizetti, sublima totalmente il dramma in termini musicali, cioè il dramma in Bellini è totalmente delegato alla partitura musicale, cioè tutto è trasfigurato da questa ricerca della bellezza, di una bellezza ideale, che però non è la bellezza classica, è una bellezza che rimanda forse comunque ad un tipo di nostalgia romantica, che è la nostalgia che si ha per qualcosa che non si è mai posseduto e che quindi non si è potuto perdere. Semplicemente è la nostalgia di un'idea, e questo lo porta alla sublimazione del dramma, la strada che Bellini ha tracciato per Wagner: è lui che riprenderà questo senso della melodia infinita, che anche Verdi riconosce a Bellini, le melodie lunghe come nessuno aveva mai fatto prima».
Per Rolli, Bellini rimane un unicum nel panorama del romanticismo italiano e I Capuleti ne sono forse il primo grande manifesto. Li scrive per Venezia in fretta e furia, perché deve tappare un buco alla Fenice, recupera per quest'opera molta musica che aveva scritto l'anno prima, nel 1929, per la Zaira, che aveva inaugurato il Teatro Ducale di Parma, il Regio, e che aveva fatto fiasco: ne recupera gran parte, altra parte la scrive nuova e crea un capolavoro che poi, negli anni, è stato anche un po’ deformato da vizi di interpreti.
«Infatti per molti anni – conferma Rolli – il finale di Bellini, che è forse la pagina più alta dell'opera, è sempre stato sostituito dal finale dell'opera di Vaccaj. Si sceglieva la sua musica perché offriva alla prima donna più possibilità virtuosistiche, mentre il finale di Bellini è molto sobrio, è musica assoluta. Per cui rimane un grande capolavoro del bel canto che io affronto in un'edizione integrale. Noi non facciamo tagli e abbiamo cercato con l'orchestra, con i cantanti, di dare un'interpretazione che restituisse proprio questo senso di sublimazione. Ecco, è anche per questo che nella scelta dei tempi, nella scelta delle sonorità, nella scelta dei fraseggi, delle sfumature, richiedo agli archi anche nei recitativi e in certi accompagnamenti, proprio il delegare totalmente alla musica questo senso di dramma sublimato dalla bellezza».
Completano il cast, Matteo Falcier (Tebaldo), Matteo Guerzè (Lorenzo), Baopeng Wang (Capellio). Questo nuovo allestimento prodotto da Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia ha le scene di Daniele Spanò, i costumi di Ilaria Ariemme, le luci di Pasquale Mari, maestro del Coro Diego Maccagnola.
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