Gazzetta di Reggio

La mostra

Dal Sol Levante a Reggio e ritorno con le illustrazioni di Maki Hasegawa

Giulia Bassi
Dal Sol Levante a Reggio e ritorno con le illustrazioni di Maki Hasegawa

L’inaugurazione oggi (ore 17), sabato 8 marzo, alla Galleria di San Francesco in via Bardi

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Reggio Emilia C’è un legame profondo che lega la città di Reggio e il paese del Sol Levante, un legame antico. Nel 1876 il pittore reggiano Antonio Fontanesi viene incaricato di insegnare la tecnica della pittura ad olio, in precedenza vietata, all’accademia della corte imperiale a Tokyo. Maki Hasegawa è l’artista invitata alla Galleria San Francesco,in via Bardi, per rinsaldare questo legame.

Alcune sue opere vengono infatti esposte nella mostra “Haiku, per esplorare il mondo”: l’inaugurazione oggi alle 17 con l’artista e le autrici Silvia Geroldi e Guia Risari.

Maki Hasegawa, nata e cresciuta a Osaka, in Giappone, espone per la prima volta nella nostra città in questa galleria, dieci anni or sono. Si è trasferita in Italia nel 1999 per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove lavora come illustratrice per l'infanzia. Lo stile inconfondibile delle sue illustrazioni, caratterizzate dalla più nobile tradizione giapponese, trasporta i bambini (e gli adulti) in un mondo poetico e sognante.

«Vent’anni prima del nostro Fontanesi erano arrivate in Europa tramite la Compagnia delle Indie le prime stampe giapponesi; sappiamo tutti con quali esiti su Van Gogh. Forse meno nota è l'influenza sulla letteratura: l'Ermetismo, per fare un esempio, non si sarebbe probabilmente illuminato senza l'apporto della forma poetica haiku – scrive Marina Montanari nell’interessante saggio critico della mostra –. Ma è nel secondo dopoguerra che lo stupore per l'arte giapponese scoppia in Occidente col fragore di una bomba. Filosofia, architettura, pittura, letteratura, cinema saranno contaminate e rinnovate. Tutti ricordiamo ancora gli incantevoli film di Ozu, Kurosawa, Mizoguchi. Ancora nel primo decennio degli anni Duemila, non lontano da qui, in corso Garibaldi, Shozo Shimamoto, artista cofondatore negli anni '50 del movimento gutai (concretezza), lanciava dall’alto di una gru edile bottiglie di vetro riempite di colori che, deflagrando su tele distese sull'asfalto, originavano suggestivi effetti cromatici, talvolta evocativi. Maki Hasegawa nonostante abbia frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove è arrivata nel 1999, si direbbe che la tradizione occidentale non abbia quasi influito sulla sua arte, una pittura che procede per emozioni, che va diritto al cuore, intimamente corrispondente alla forma poetica haiku, dove a una prima impressione fissata da una strofa ne segue un'altra e poi una terza. Il paesaggio circostante viene così scoperto sguardo dopo sguardo, con la forza emotiva d'una successione di incipit». «Non vi sono certezze da narrare – conclude Montanari – da ritrarre in prospettiva. Solo i nostri sensi sono a guidarci nella percezione del mondo, luce dopo luce, effluvio dopo effluvio, palpito dopo palpito».

Nel corso della mostra, sabato 22 marzo alle 17 sarà presentato il libro “Haiku, per esplorare il mondo” edito da Giunti alla presenza dell'artista Maki Hasegawa, a cura di Giovanni Laurent Cossu.

La mostra sarà aperta tutti i pomeriggi 16.30/19, esclusi i lunedì, giovedì e domenica.l