Alla scoperta delle ville storiche di Poviglio: ecco quali andare a vedere
Reggio Emilia: viaggio tra le dimore di pregio che raccontano una storia che affonda la radici ai tempi di Maria Luigia d’Austria
Poviglio La Bassa reggiana è ricca di numerosi tesori nascosti, anche lontano dalle rive del fiume Po. Uno degli esempi più affascinanti e ricchi di storia è rappresentato dalle dimore storiche di pregio diffuse sul territorio di Poviglio, che sorge a pochi chilometri dal grande fiume. Ai tempi di Maria Luigia d’Austria, del cui ducato Poviglio faceva parte, il territorio era infatti caratterizzato da possedimenti fondiari, le cui dimore relative erano particolarmente pregiate, oltre che note, anche perché proprietà di famiglie nobili e abbienti che risiedevano ufficialmente a Parma. Lo stile architettonico e il valore artistico di queste costruzioni – oggi tutte di proprietà privata e raccontate e catalogate nel volume “Tesori nascosti”, realizzato da Adriano Artoni e Matteo Colla, pubblicato diversi anni fa – ci tramandano i segni di un passato di pregio, in cui Poviglio è stata autentica protagonista.
1. Villa Pollina o “casino delle delizie” del XVII secolo
Una delle eccellenze architettoniche per definizione presente sul territorio di Poviglio è la Villa Pollina o “casino delle delizie” del XVII secolo, esempio tipico di villa padronale al centro di un vasto territorio di campagna, interamente affrescata dal Baglioni con immagini grottesche ed effetti trompe-l’oeil. Le sue perfette linee si stagliano sulla campagna circostante e diventano un tutt’uno con essa. Villa Pollina è un maestoso edificio a pianta rettangolare che nelle due facciate presenta un duplice loggiato sovrapposto. L’interno offre a pian terreno un androne centrale con volta a botte, interamente affrescata a grottesche, poggiante su colonne abbinate. Su uno dei lati si apre lo scalone maggiore, mentre su quello opposto un ampio atrio dilata l’intero ricetto. Un oratorio per la devozione privata al primo piano completa la ricchezza degli interni.
2. Villa Pallavicino
Di particolare interesse è anche la Villa Pallavicino, sulla strada che porta a Parma, in località San Sisto. È costituita da un semplice fabbricato rettangolare a lunga facciata, poggiante su un seminterrato speronato e lumeggiato da aperture semilunari che conferiscono alla villa una certa eleganza. Ai lati della villa si allungano basse costruzioni che includono serre, stallaggi e rimesse, delineanti un ampio cortile, un tempo giardino della villa.
3. Corte Corazza
Lo splendido edificio è di proprietà della famiglia Levantini – dal nome degli ultimi proprietari, di origini brescellesi, che l’acquistarono agli inizi degli anni Duemila e che nel tempo hanno operato alcuni restauri sul bene, soggetto alla tutela della Soprintendenza – e circa due anni fa venne messa in vendita da Italy Sotheby’s International Realty, al prezzo di 6 milioni e 800mila euro. L’imponente residenza, che risale all’Ottocento, si trova in via Gruara e si sviluppa su tre livelli, con 23 camere, dodici bagni e significative decorazioni, su un’area di 2600 metri quadrati, circondata da quattro ettari di verde e affiancata da due unità immobiliari indipendenti, rispettivamente di 700 e 900 metri quadrati. La villa padronale è circondata da un ampio parco, e da altri due edifici laterali che ne amplificano l’imponenza e la bellezza. Fatta edificare nel 1843 da Simone Corazza (1789-1871) al posto di un gruppo di edifici denominati “Case Giaroli”, appartenne alla stessa famiglia fino al 1999. I Corazza, antica stirpe della piccola nobiltà svizzera appartenente all’alta borghesia dell’epoca, scesero a Parma intorno alla metà del XVIII secolo, per poi risiedervi stabilmente. La villa è stata interamente affrescata dal pittore Ignazio Affanni. La dimora storica che sorge in via Gruara è caratterizzata da particolari di pregio, come mosaici, cotti, piastrelle a scacchi bianche e nere, tendaggi broccati, lampade d’epoca di Murano, oltre alle altezze imponenti, travi a vista, volte in cotto, per donare a tutti gli ambienti atmosfera, arte e storia dal fascino unico. Non in ultimo gli esterni, anche questi dotati di ogni comfort come la piscina e la pista di atletica privata.
4. Palazzina Ceci
La Palazzina Ceci (realizzata tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo) è un rilevante complesso architettonico di origine seicentesca caratterizzato da un casino civile articolato su due livelli con sopraelevazione centrale. Una torre colombaia in mattoni a vista con base a scarpa e cornice a dentelli raccorda la Palazzina ai rustici. L’interno è caratterizzato da androne passante, interamente decorato da tempere neoclassiche e pavimentato in seminato veneziano. L’elenco delle ville e dei casini presenti sul territorio di Poviglio prosegue con il casino e oratorio Ziveri, il Serraglio, la torre degli Scardovi, la corte di Enzola, la Casanova Vescova, il casino Bigliardi, villa Garbarino, il casino Chiesi, il casino Tagliavini, il casino Pomarelli e il casino La Noce.
5. I villini
Significativa, sul territorio povigliese, è anche la presenza di villini urbani, tra cui si segnalano il villino Ferrari, villa Iemmi, il villino Cantarelli, il villino Larini e palazzo Bertozzi. È passato oltre un secolo da quando il liberty, fenomeno culturale già notissimo in tutta Europa, ha iniziato a diffondersi anche in Italia, investendo ogni campo artistico e artigianale, dall’architettura all’arredamento. Il nuovo stile diede vita a imponenti edifici nelle località balneari, termali, d’arte e in tutte le città in genere. L’impronta liberty e decò non si è concentrata solo nei centri più importanti ma si è espressa anche nei centri minori con numerose costruzioni fino agli anni Trenta del Novecento. Anche la cintura povigliese, negli ultimi decenni dell’Ottocento e nei primi del Novecento, dove un tempo si trovavano le mura e il fossato che circondavano il nucleo urbano, si arricchisce di piccole costruzioni isolate, con loggette e torrette, circondate da minuscoli parchi e giardini, ornate da rilievi e ferri, con ricche cancellate a racchiuderle. Questi edifici sono l’espressione dei tempi nuovi e dell’affermarsi del ceto borghese di fine secolo. Il villino Ferrari venne edificato dal 1918 al 1921, casa del dottor Oreste Ferrari (1878-1956), medico condotto e direttore dell’ex ospedale di Poviglio per un lungo periodo a cavallo delle due guerre. L’edificio, a pianta irregolare, si eleva su due livelli con torretta belvedere provvista di trifore su quattro fronti. I decori pittorici dei soffitti sarebbero da attribuire all’artista borettese Marcello Nizzoli (1887-1969). Il villino Iemmi è un edificio di pianta rettangolare e di forma compatta, che si eleva su tre livelli, costruito in mattoni a vista con piano terreno bugnato cornici marcapiano intonacate e cornicione di gronda in cotto modanato. La struttura è circondata da un giardino informale. Il villino Cantarelli, situato a ridosso del centro storico, venne ristrutturato nel 1881 e prese l’immagine attuale, caratterizzata dall’uso del cotto modanato nel cornicione di gronda, nel marca finestre e nelle cornici che le contornano. All’interno, un ricco apparato decorativo pittorico di fine Ottocento. Per quanto riguarda il villino Larini, le mappe del 1906 evidenziano che il centro abitato di Poviglio era collegato con il suo cimitero da un lungo asse denominato “passeggio pubblico”. È un edificio con pianta a “elle”, intonacato con cornici marcapiano, che presenta sulla facciata principale un ampio terrazzo balaustrato in cemento con sottostante portico. Infine, palazzo Bertozzi (che oggi ospita la farmacia), costruito su un terreno della famiglia Carpi, caratterizzato da cinque livelli di cui uno seminterrato e da un giardino retrostante. La facciata presenta luci regolari e simmetricamente distribuite con un balconcino sorretto da due colonne ioniche a completamento dell’accesso principale.