“My name is Floria”: prima assoluta per una Tosca sopravvissuta al suicidio al Teatro Ariosto
Reggio Emilia: l’opera commissionata dai Teatri a Virginia Guastella da venerdì in scena
Reggio Emilia E se Tosca fosse sopravvissuta al suicidio? Da questa domanda prende vita “My name is Floria”, la nuova opera commissionata a Virginia Guastella dalla Fondazione I Teatri / Festival Aperto, con Reggio Parma Festival, liberamente ispirata alla celeberrima protagonista pucciniana, che andrà in scena venerdì (ore 20) e domenica (ore 15.30) al Teatro Ariosto. La regia è affidata a Luigi De Angelis (Fanny&Alexander), Marco Angius dirige l’Icarus Ensemble, la regia del suono e il live electronics sono a cura di Tempo Reale. L’azione di “My name is Floria” si svolge ai giorni nostri, liberamente ispirandosi al personaggio di Floria Tosca, sia al dramma di Sardou, sia alla versione di Illica e Giacosa per l’opera di Puccini. È ben noto che la storia si chiude con il suicidio di Tosca. Ma si finge che ella sopravviva, sicché quel finale si rovescia nell’inizio di una nuova storia. Floria è dunque una donna a noi contemporanea, vittima di un trauma fisico e psicologico, portatrice di un mondo emotivo complesso e alterato, lontana dai canoni rappresentativi della donna nel melodramma tradizionale. Il passato di Floria è fatto di ricordi dolorosi (non esclusa un’incarnazione di Scarpia), il presente di manifestazioni depressive, angosce e proiezioni mentali della sua personalità multipla. È fatto tuttavia anche di un processo di condivisione terapeutica con persone di simile condizione, che le restituirà equilibrio e fiducia. Le varie emergenze incarnate da quattro interpreti vocali in funzione di ruoli multipli e coro. «(…) Mi sono chiesta – spiega Virginia Guastella – cosa succedesse nella mente di Floria appena caduta, ancora distesa a terra, schiacciata contro l'asfalto. Quell’asfalto poteva essere un marciapiede, il pavimento di un appartamento, poco importava. L’altezza, misurabile in metri da cui si può cadere non è mai stata al centro della mia riflessione. Doveva esserci una condizione di sofferenza e una caduta, il farsi male e basta. Un male psicologico, emotivo, fisico. Una condizione di trauma con una storia alle spalle da raccontare. Una storia, però - qui una differenza sostanziale per diventare un'opera di teatro musicale, la mia - di cui grossa parte di noi è stata spettatrice e partecipe». «(…) In My name is Floria – queste le parole di Luigi de Angelis – convivono più temporalità: il passato, sotto forma di mito (il tempo narrativo di Tosca), che si mescola e sovrappone al ricordo doloroso, incubotico, di un trauma più recente, simmetrico a quello dell’opera pucciniana. Il presente, tempo della paralisi, della morte apparente e di una lucida fase di pre-morte, in cui esperire una dimensione extracorporea, seguito da un lento risveglio dei sensi e dall’elaborazione progressiva del trauma, in una rinnovata coscienza di sé. Il futuro, come apertura alla prospettiva della guarigione e della cura, di nuova affermazione (…)». Tra la prima e la replica dell’opera, sabato dalle 9.30, alla Sala Verdi del Teatro Ariosto si terrà il convegno “L’opera contemporanea in Italia: produzione, comunicazione e critica”, organizzato dall’Associazione Nazionale Critici Musicali, in collaborazione con I Teatri e Reggio Parma Festival.l © RIPRODUZIONE RISERVATA