Dopo i CCCP i CSI. Ferretti: «Reunion nell’estate 2026? Niente di deciso, ma è qualcosa che sta nell’aria»
Dopo due anni segnati dal ritorno sulla scena della storica band reggiana, il duo Ferretti-Zamboni potrebbe ritrovare anche la formazione nata negli anni Novanta
Reggio Emilia Ciò che deve accadere accade, parte seconda. Dopo un biennio segnato dai CCCP, il 2026 potrebbe portare la reunion dei CSI, la seconda grande sigla di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, il Consorzio Suonatori Indipendenti creato a inizio anni ’90 dopo lo scioglimento dei CCCP stessi, con l’innesto di grandi protagonisti del mondo Litfiba. Una band altrettanto amata, capace di regalare probabilmente i migliori dischi del decennio, forse il più brillante del rock italiano, con una fusione toccante di parole e musiche. Da quando nel 2023 i CCCP si sono rimessi in pista per la mostra ospitata dai Chiostri di San Pietro e poi per i vari spettacoli, le voci su un possibile ritrovo si sono sempre alimentate.
D’altronde, il grande nodo era sempre quello, Ferretti-Zamboni: se i due erano di nuovo saliti insieme sul palco con un nome, perché non prepararsi al bis in occasione dei trentennali di meraviglie senza tempo chiamate “Linea gotica” e “Tabula rasa elettrificata”, uscite nel 1996 e nel 1997? A inizio 2025, qualche voce era uscita, tra post social e conferenze stampa. Pochi giorni fa, alla Corte Ospitale di Rubiera, Ferretti ha invece aperto la diga. Durante il suo intervento per i 25 anni della casa editrice Aliberti, in dialogo con Andrea Scanzi, il cantante e scrittore di Cerreto ha in pratica detto di essere pronto alla reunion: «Io ho detto da subito che le cose accadono. Ciò che deve accadere accade. Non mi stupisco più, sono pronto. Se i CSI penseranno di risalire su un palco, io ci sono, volentieri. Non si è ancora deciso niente, ma è qualcosa che sta nell’aria. Se succederà, succederà nell’estate prossima. Ho detto a Ginevra che sarei orgoglioso di risalire sul palco con lei». Se si considera che tutti gli ex componenti dei CSI, Ferretti escluso, si erano già ritrovati come Post CSI, la disponibilità del protagonista più noto e amato potrebbe chiudere il cerchio, con appuntamento al 2026, a un tour dedicato ai 30 anni di “Linea gotica”, disco che in quel caldissimo 1996 andava ad affrontare la guerra dei Balcani ancora in corsa e riprendeva in maniera toccante come mai nessun altro il tema della Resistenza e della memoria già lanciato l’anno prima con Materiale Resistente, il grande progetto per il 50esimo della Liberazione. Resterebbe da definire la formazione.
I CSI nascono dal gruppo reggiano, Ferretti e Zamboni, e quello toscano formato dal bassista Gianni Maroccolo, dal tastierista Francesco Magnelli e dal chitarrista, romagnolo di origine, Giorgio Canali. Maroccolo era il bassista dei Litfiba, da cui esce alla fine degli anni ’80 assieme al batterista Ringo De Palma per unirsi ai CCCP. Dopo la morte per overdose di De Palma e lo scioglimento dei CCCP, arrivano i CSI, nei giorni in cui l’Urss si scioglieva nella Confederazione Stati Indipendenti. Oltre alla band viene avviato un progetto produttivo, il Consorzio Produttori Indipendenti, che segnerà a fuoco gli anni ’90 del rock indie italiano. Al gruppo si unisce, come bravissima seconda voce, Ginevra Di Marco, moglie di Magnelli. Nel tempo si alternano diversi batteristi e percussionisti, l’ultimo Gigi Cavalli Cocchi, ai tamburi per la fase conclusiva della formazione, segnata prima dall’addio a Zamboni poi dalla trasformazione nei PGR. Ora, il nuovo regalo. Tanta gente lo aspettava da decenni.l © RIPRODUZIONE RISERVATA