Gazzetta di Reggio

Nel fine settimana

Festival Aperto, è un week end dedicato alla danza

Giulia Bassi
Festival Aperto, è un week end dedicato alla danza

Reggio Emilia: si parte sabato alle 19 con il performer Marco d’Agostin alla Cavallerizza, alle 21 al teatro Valli con la coreografa irlandese Oona Doherty

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Reggio Emilia Ancora una volta un week end ricco di danza offre il Festival Aperto con due spettacoli sabato 18 e domenica 19 ottobre. Sabato, alle ore 19 in Cavallerizza, il danzatore e performer Marco D’Agostin presenta “Asteroide” in cui vestirà i panni di un misterioso paleontologo che dà vita a un inedito duetto con protagonisti la scienza e l’amore, l’intrattenimento e l’informazione, la vita e la morte, la danza e il teatro che si presenta al pubblico per discorrere di ossa, estinzioni e materiale cosmico. Nel “racconto” appare subito chiaro che qualcosa non torna: le sue frasi si lasciano scappare dettagli sentimentali, la postura di un arto assume una bizzarra posa coreografica, la pronuncia delle parole assomiglia sempre di più a un canto. Una minaccia incombe sul corpo del divulgatore, tanto terrificante quanto la scia di un asteroide: è il musical, la forma di entertaining più paradossale ed estenuante, che sembra voler divorare la conferenza per mettere alla prova la capacità di danzare e cantare il Racconto della fine. D’Agostin, artista associato del Piccolo Teatro di Milano, è attivo nel campo della performance, nel 2018 è vincitore del “Premio Ubu come Miglior Performer Under 35” e del “Premio Ubu 2023” per il miglior spettacolo di danza “Gli anni”. Il suo lavoro si interroga sul ruolo e il funzionamento della memoria, e pone al centro la relazione tra performer e spettatore.

A seguire, alle ore 21, il teatro Valli ospita lo spettacolo di danza e denuncia sociale contro gli stereotipi Hope Hunt and the Ascension into Lazarus realizzato dalla coreografa irlandese Oona Doherty. Premiata con il Leone d’Argento della Biennale Danza 2021 dedicato alle nuove promesse, è oggi una personalità forte del panorama coreografico, dal segno eterodosso nei modi e nei temi. La sua è una danza urgente, spinta da motivi sociali e politici, che si interroga e ci interroga sul senso dell’atto artistico, sul valore e lo scopo della danza, fino al nostro essere nel mondo. Assolutamente singolare lo spettacolo che inizia con la performer che esce dal bagagliaio di un’auto in moto fuori dal teatro. Si lancia tra il pubblico e grida “Entrate!” mentre scappa via… Poi passa il testimone a Sati Veyrunes, interprete di un personaggio maschile dalle molteplici maschere, è lei stessa a condurre il pubblico dentro il teatro, per renderlo partecipe di uno spettacolo che, tra danza e denuncia sociale, decostruisce lo stereotipo della mascolinità misogina della classe operaia irlandese. Ad accompagnarla Luca Truffarelli, protagonista del dj set che animerà il dopo spettacolo.

Mentre domenica alle ore 16 il Teatro Ariosto ospita la MM Contemporary Dance Company che va in scena con una doppia coreografia – “Los(V)Ers”, in prima assoluta, di Roberto Tedesco e “Weirdo” di Enrico Morelli – legate a due grandi questioni della nostra contemporaneità. In Los(V)Ers Roberto Tedesco affronta il disagio adolescenziale attraverso il silenzio delle stanze chiuse a chiave dei giovani Hikikomori, in uno spettacolo liberamente ispirato a Romeo e Giulietta di Shakespeare. Hikikomori è un termine giapponese usato per indicare chi – in genere adolescente – decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi. Tedesco, già danzatore di Aterballetto, per questa coreografia affidata alla compagnia reggiana, pensa a Giulietta e Romeo ai nostri giorni come se fossero due ragazzi Hikikomori che, rinchiudendosi nelle proprie stanze, entrano in contatto e si innamorano sul web. «Se fossero le loro stesse paure a dividerli? – si chiede il coreografo –. Per avvicinare ancora di più ai giorni nostri la vicenda, penso a quanto oggi la nostra vita privata sia sotto gli occhi di tutti attraverso i social media. Questo mi fa dunque pensare ad un terzo personaggio, il cui compito sarà quello di documentare con foto e brevi video la vita dei due protagonisti e che nel contempo avrà anche il ruolo dell’ombra, sinonimo di inconscio, manipolatore sconosciuto delle nostre azioni». Invece Weirdo di Enrico Morelli parte dal senso di inadeguatezza di cui ognuno di noi è vittima nella società moderna, quella voce interiore che ci blocca e ci impedisce di affrontare la vita con coraggio. L’unico, vero ostacolo di qualunque forma di rapporto, compreso quello con sé stessi. l © RIPRODUZIONE RISERVATA