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Nel cortile di via Emilia San Pietro si nasconde il “Paradiso” di MP5: ultimi giorni per scoprirlo

Giulia Bassi
Nel cortile di via Emilia San Pietro si nasconde il “Paradiso” di MP5: ultimi giorni per scoprirlo

Reggio Emilia: la mostra interna e l’installazione esterna di Eugenio Sidoli e Sandra Varisco, a Palazzo Brami in pieno centro storico

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Reggio Emilia Per coloro che non l’avessero ancora vista, questa è l’ultima settimana. Parliamo della mostra interna e installazione esterna paradiso di MP5, ad alto contenuto spettacolare organizzata allo Spazio C21 da Eugenio Sidoli e Sandra Varisco, nella sede di Palazzo Brami, via Emilia San Pietro 21, in pieno centro storico. C’è ancora tempo, sino a sabato, per ammirare quelle immense figure sospese che coinvolgono il pubblico in una dimensione sospesa e di condivisione visiva al tempo stesso. «Il progetto evoca l’esperienza intima di luoghi di attraversamento e di intensa prossimità e sensuale, simile a quella di certe culture di clubbing e raduni musicali – scrive Beatrice Leanza , autrice del testo critico “Progetti Umani” che accompagna la mostra –. In questa dimensione laica, rivelata dal rigoglioso fogliame di un giardino pensile disegnato per la parete centrale del cortile della galleria, le connotazioni binarie si dissolvono a favore di uno spazio intersoggettivo dove ognuno può ritrovare sé stesso. Un habitat vivente in cui l’identità coincide con l’agire collettivo, dove siamo chiamati a riflettere proprio su quelle condizioni che permettono alle comunità di plasmare e coltivare un senso di spazio e di appartenenza».

Nella superficie espositiva interna, invece, la mostra è composta da dodici sculture: dieci collocate all’interno dello spazio della galleria e due nelle vetrine che si affacciano sul cortile. In dialogo con l’installazione esterna, MP5 sperimenta per la prima volta un supporto tridimensionale e realizza – con il suo inconfondibile tratto bianco e nero – un convivio di silhouettes in alluminio, una comunità di corpi statici, in movimento e in dialogo tra loro. I corpi di MP5 sono fluidi, mutanti e artificiali; sono pensati come opere politiche, un decameron di intimità dove l’unicità prevale e dialoga con altre identità. Il paradiso immaginato da MP5 non è dunque un’esperienza mistica, ma piuttosto un metaluogo, uno spazio che trascende la sua stessa definizione, un altrove fisico e intersezionale dove individualità e corpi si avvicinano in un universo di combinazioni animate da un valore etico e politico collettivo.l © RIPRODUZIONE RISERVATA