La vita e le opere di Antonio Ligabue nel “museo” di Google
Anche Toni nella piattaforma Google Arts & Culture. In mostra più di cento tra dipinti, sculture, disegni e incisioni
Reggio Emilia «Una villa con le torri, guardata da quattro mastini, vi abiterò con la mia sposa». Era questa la vita che sognava Antonio Ligabue insieme alla sua Cesarina, locandiera della Croce Bianca di Guastalla.
La storia d’amore – mai veramente vissuta a causa dell’opposizione della madre di lei, Rosina – è una delle tessere che concorrono a creare quel mosaico di genio e follia che era “Toni”, e, ora, è a disposizione del mondo intero. La Fondazione e Archivio Antonio Ligabue di Parma, infatti, è approdata con una pagina dedicata all’artista su Google Arts & Culture, la piattaforma tecnologica sviluppata da Google che permette agli utenti di esplorare opere d’arte, manufatti e molto altro tra oltre 3.000 musei, archivi e istituzioni culturali da più di 90 paesi del mondo.
Disponibile sul web, da laptop e dispositivi mobili, o tramite app per iOS e Android, la piattaforma è pensata come un luogo in cui esplorare e assaporare l’arte e la cultura online.
Nella pagina della Fondazione e Archivio Antonio Ligabue di Parma, dunque, gli utenti di tutto il mondo potranno scoprire una collezione digitale di oltre cento elementi – tra dipinti, sculture, disegni, incisioni ma anche fotografie e documenti d’archivio – che aiutano a raccontare Antonio Ligabue, uomo e artista, che ha saputo riscattare con l’arte una vita di solitudine e tormento. Per rendere ancora più coinvolgente questa narrazione vi sono due preziosi strumenti messi a disposizione da Google Arts & Culture: le storie e la nuova Web Pocket Gallery.
Le “storie” sono degli approfondimenti tematici, corredati da immagini e spiegazioni: “Ligabue pittore”, “Ligabue scultore”, “Antonio Ligabue: la vita”, “Ligabue disegnatore e incisore”, “Cosa si cela dietro lo sguardo?”, “Dam un bes” (che era la frase che Toni ripeteva di continuo alla sua Cesarina, e che tanto infastidiva la Rosina).
Delle tessere, appunto, che permettono di ricostruire la poetica di Ligabue, facendo luce anche su aspetti a volte ignorati o poco conosciuti. Si scopre ad esempio che l’Autoritratto realizzato nel 1959-60, uno dei più belli in assoluto dipinti da Ligabue, è in realtà una pagina di diario di una vicenda personale giocata sul filo dei sentimenti e delle emozioni. «Dalla ferita alla tempia, segno delle automutilazioni che Ligabue spesso si infliggeva, sgorga solamente un rivolo di sangue scuro, ormai rappreso. L’orecchio sembra teso come ad ascoltare l’inudibile», si legge. E ancora: «Il volto risulta stralunato, gli occhi, nella posa di tre quarti, sembrano sforzarsi al massimo per vedere di lato, percorsi da mille emozioni e sfumature».
Tramite le “storie” è possibile esplorare l’universo di Ligabue, «il buon selvaggio» la cui storia «ruota intorno a questa sua diversità non accettata dagli altri, scontata e pagata con una solitudine popolata da incubi ma anche riscattata con la genialità della sua pittura».
Toni, che non sapeva dipingere, impara presto a padroneggiare il colore, inventando un linguaggio tutto suo: parte imitando l’umile realtà che ha intorno per arrivare al sogno (quei castelli in cui tanto avrebbe voluto vivere con la sua amata).
Affiancata alle “Storie” c’è poi la “Web Pocket Gallery”, una galleria virtuale in 3D ideata da Google Arts & Culture che permette ai visitatori di esplorare le collezioni museali tramite un’esperienza digitale immersiva. In occasione della Giornata internazionale dei musei, la Fondazione e Archivio Antonio Ligabue ha presentato la galleria intitolata “Antonio Ligabue. L’arte come riscatto” nella quale, attraversandone virtualmente le quattro sale, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni dei massimi capolavori di Ligabue. Opere che ripercorrono l’evoluzione pittorica dell’artista, dalle prime prove degli anni ’30 a quelle della maturità raggiunta negli anni ’60.
Entrando nella galleria, proprio come accade nei musei, ci si sposta nelle sale soffermandosi davanti alle opere esposte. I piedi, in questo caso, sono fermi, ci si muove “facendo clic sul pavimento” o usando i tasti freccia.
Ogni quadro è dotato di una spiegazione, cui si arriva cliccando con il mouse sull’opera prescelta. Ad esempio Leone sulla preda, 1931: «L’iconografia dell’immagine è semplice e schematica, nonostante i due animali siano in corsa non vi è alcun senso dinamico. Il leone sembra sospeso nell’aria come una silhouette ritagliata. La figura più naturale è quella del piccolo di zebra che rimane indietro. Molto bello il paesaggio della savana reso con poche pennellate essenziali e il cielo, che nell’insieme danno un’atmosfera poetica e romantica».
Una delle ultime opere esposte nella galleria 3D è l’Autoritratto con mosca nel 1960: «La presenza della mosca, poggiata con bizzarra disinvoltura sulla fronte dell’artista, è l’elemento caratterizzante di questo singolare autoritratto. Simbolo di vita come il calabrone, la mosca dipinta sulla fronte vuole anche essere un efficace esercizio di bravura, un virtuosistico e ironico trompe-l’oeil, oltre a conferire un senso di immediatezza e di spontaneità al volto disteso dell’artista».
Non resta che esplorare e... cliccare.
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