Gazzetta di Reggio

La rubrica Replay

Mino Minardi fa sentire la sua voce

Alice Benatti
Mino Minardi fa sentire la sua voce

Il cantautore è uscito con un album che parla di amore, guerra e politica «Un pensiero mi assilla, diventando emozione poi melodia infine testo”

06 febbraio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «Il cantautorato è quasi morto ma ci sono alcuni, come me, che per passione lo inseguono ancora. Spero che un giorno possa tornare in voga dando ancora linfa alla nostra tradizione. Io all’interno di questo mondo cerco di divertirmi e di regalare al pubblico qualcosa di diverso». A parlare è Jacopo Minardi, in arte Mino Minardi, 28enne di Barco di Bibbiano la cui spiccata sensibilità trasuda dai testi delle sue canzoni. Il suo ultimo singolo “Lettere d’amore”, uscito appena qualche mese fa, a dicembre 2023, segue l’album che ha orgogliosamente pubblicato nel 2022 su tutti i digital store: “Fai sentire la tua voce”. Un lavoro artistico nato grazie all’incontro tra il cantautore bibbianese e Alessandro Peretto, «che è riuscito a dare gambe ai miei brani con uno stile capace di far risaltare testi e voce», come evidenzia il protagonista di questa settimana di Replay, la rubrica in collaborazione con Arci che accende un riflettore sugli artisti del nostro territorio. «L’album è composto da otto brani, autentici, che ho scritti ispirandomi a esperienze di vita vera – racconta Minardi – tra questi c’è “Fai sentire la tua voce” che parla di guerra, religione e memoria. Vi consiglio di ascoltarlo, se vi va». Il suo progetto nasce però ben prima del 2022: aveva appena vent’anni e stava studiando lettere all’università di Parma quando un pomeriggio provò a scrivere su un foglio alcuni versi. «Nacque così la canzone “La passione” – ricorda il 28enne – e da allora la scrittura divenne una vera e propria ossessione così come il tentativo di migliorare idee e melodia». Con la musica, come ci conferma, ha un rapporto viscerale: è la compagna di viaggio che non lo abbandona un secondo durante la giornata. «Ci svegliamo insieme e andiamo a letto insieme», ammette. E il suo processo creativo lo racconta così: «La mia musica nasce dalla chitarra che, seppure non suonata magistralmente, mi regala tanto. Ho provato ad avvicinarmi ad altri strumenti ma quando nella mia testa nasce una melodia qualcosa mi riconduce sempre alla chitarra: come se ci fosse qualcosa di magnetico». Il posto dove nascono le sue canzoni? «È la veranda dietro la casa dei miei genitori, dove riesco a trovare la mia tranquillità. Di solito nasce prima la melodia e poi, come un fiume in piena, il testo. Spesso se ci metto più di 20 minuti non la ritengo una canzone e la cestino».

Tra le tappe più significative del suo percorso fin qui fa rientrare le uscite a Sanremo Newtalent e le esibizioni che hanno aperto i concerti ai Ma noi no, tribute band dei Nomadi. «La mia prima volta su un palco fu davanti a 400 persone al centro sociale Orologio a Reggio Emilia – riporta il cantautore – ma mi sono esibito anche in altri locali e ristobar del territorio. In futuro mi vedo a proseguire nelle direzione che ho tracciato, magari producendo un secondo cd. Mi piacerebbe anche diventare fonico: un’altra delle mie passioni». Il suo sogno più grande come artista? «Calcare il palco di San Siro, sono un sognatore».