Gazzetta di Reggio

La presentazione il 13 giugno

La Città del Lettore, il racconto di una scuola che è già tra noi

Chiara Cabassa
La Città del Lettore, il racconto di una scuola che è già tra noi

Daniele Castellari presenta il suo ultimo libro al Chiostro della Ghiara. Un viaggio magico in compagnia degli abitanti di una potente metafora letteraria

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Reggio Emilia «E questa sarebbe una scuola?». Quante volte questa frase gli sarà ronzata in un orecchio per uscirne completamente incenerita dall’altro senza alcun effetto collaterale? Non debellata. Proprio incenerita. Altrimenti non si capisce come, nonostante quella poco lungimirante osservazione ronzante, possa essere nata, e continui a riprodursi sempre più vigorosa e vivace, quella sorta di contemporanea Araba Fenice che è la Città del Lettore. Capace di superare le più caute delle perplessità e di conquistare anche i cuori più coriacei.

Con il suo incontrastato artefice che, accompagnato dai “piccoli grandi maestri capaci ancora di sognare”, dopo avere plasmato sei celebrate edizioni della Città, ora ha pensato bene di incorniciarla. Nel senso di darle una cornice concettuale evolutiva, non certo di appenderla al muro come un trofeo. Anzi di sdoganarne una sua settima edizione sfogliabile, che è insieme racconto, saggio letterario, testo didattico, vademecum pedagocico e, perché no, romanzo di formazione personale e collettiva... Gli scaffali tematici delle librerie se lo staranno già contendendo.

“E questa sarebbe una scuola? La Città del Lettore ovvero cinquantacinque modi per vivere la letteratura” (Compagnia editoriale Aliberti) è il libro-gioiello che il prof. Daniele Castellari ha pubblicato come gradita appendice dell’ultima (in ordine di tempo) Città del Lettore ma soprattutto come manifesto di una scuola che verrà. E che nelle modalità della presentazione collettiva è già ben presente: il libro sarà raccontato domani (ore 18) al Chiostro della Ghiara in via Guasco dall’autore Daniele Castellari – si legge nella locandina – e dai cittadini della Città del Lettore.

A rafforzare l’idea praticabile, non semplicemente una suggestione, della scuola che verrà. Non solo in tre magiche sere di maggio, una volta all’anno, nell’Orto botanico e negli edifici del liceo scientifico “Moro”. Animata non solo da oltre quattrocento tra ragazze e ragazzi di giorno studenti e di notte residenti della metafora di una città-libro. Perché la metafora può vivere sempre, ovunque e comunque. In fondo, non cominciò tutto con la bancarella delle idee? Dal mercato a una città intera, il passo non fu poi così traumatico.

In fondo, basta toccare con mano cosa significa leggere per la vita e non per la scuola. È sufficiente sottrarre la letteratura allo statuto di materia scolastica. Decidendo per esempio che la letteratura si vive e non si spiega. Ma anche rendersi conto che l’apprendimento ha tante strade, anche orizzontali. E che la scuola può essere desiderabile... presente quando ci fu chi scavalcò i cancelli “per ascoltare miti e poesie recitati da alberi parlanti e per andare a lezione insieme a Marie Curie”? E nessuno ha mai pensato che camminare prima di leggere possa essere considerato un riscaldamento dei sensi? Come tradurre infine la contagiosa “aria di libertà che disorienta”?

Nelle 158 pagine del libro ne sono nascoste altre centinaia. Pagine che si divorano e poi si centellinano per gustarne meglio il sapore. Dallo spaccio di poesia alla farmacia delle parole che curano, dal museo dei pazzi letterari al cimitero di Spoon River passando dalla biblioteca Nonostante Marinetti e dal B&Beckett. E poi l’asta letteraria: alzi la mano chi non ricorda il ramo del lago di Como (tra i premi più gettonati) potato dal giardiniere della scuola qualche mese prima. Ma anche la bottega delle storie usate e meravigliosamente consumate, l’officina Ulisse dove vengono riparati i finali di storie letterarie che non convincono magari perché troppo tristi. E gli alberi parlanti patrimonio dell’umanità.

Ma siamo ai titoli di coda. E al “liber amicorum” che è anche l’ennesima preziosa perla: da Manzoni a Chatwin passando da Pavese e Cervantes, nessuno è passato invano nella Città del Lettore. Nella scuola che verrà, saranno sempre i benvenuti.