Gazzetta di Reggio

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Selene si presenta: «Con la mia musica do voce all’inspiegabile e all’ignoto»

Alice Benatti
Selene si presenta: «Con la mia musica do voce all’inspiegabile e all’ignoto»

La musicista 19enne mescola R&B, dark popo e cynematic

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«A un certo punto i video in cui cantavo cover e parti dei miei pezzi hanno iniziato a girare su TikTok e Instagram tra altri ragazzi che fanno musica a Reggio. Molti li ho conosciuti così e grazie a loro sono riuscita a mettere un piede nel mondo della musica. Li ringrazierò sempre perché condividere in maniera così stretta una passione è impagabile». Diciannove anni, studentessa del Galvani-Iodi a un passo dal diploma, da poco meno di due anni Tiziana Falbo si fa conoscere in musica come Selene.

Un genere, il suo, che mescola R&B, dark pop e cynematic, ma sono i testi, «di cui scrivo ogni singola parola», come sottolinea la giovane musicista reggiana, ciò che per lei conta di più della sua musica. Perché le permettono di provare «a dare voce all’inspiegabile, all’incompreso, all’ignoto, al non detto, aprendo le porte all’introspezione e al profondo dell’anima».

Quali sono stati finora i momenti più significativi del tuo percorso di musicista esordiente?

«Oltre ai traguardi raggiunti con ogni mio singolo pezzo, il momento più importante è stato quello che ha dato senso a tutto questo. Canto fin da bambina ma è stato in uno dei periodi più bui della mia vita, in cui sentivo di avere bisogno di novità e di ricominciare da me stessa, che ho iniziato a scrivere canzoni. Da un giorno all’altro, informandomi, ho iniziato a cercare type beat su Youtube: da lì tutto è iniziato. E ho continuato da sola per farmi del bene. La scrittura è il mio sfogo, la mia libertà, e la unisco alla musica per dare voce a ciò che tutti sentono».

“Piacere insolito” è il tuo ultimo singolo. Come è nato questo progetto e quale messaggio speri di trasmettere a chi lo ascolta?

«Nasce da un pezzo di riferimento strumentale ambient con atmosfera cupa che mi rispecchia personalmente e musicalmente. Io e Antonio Cacace, in arte ASMA, il magnifico producer che l’ha composta, l’abbiamo resa più pop e modulabile con la mia voce ma è soprattutto grazie a lui che suona così bene. Ho scritto questo pezzo nel periodo in cui dentro di me ha iniziato a crescere veramente non più l’idea di un sogno o un’ambizione ma la voglia di un futuro con la musica. Quello che voglio trasmettere è un sentimento di rivincita meritata di quando comprendi che concederti ciò che meriti dipende solo da te e che è il momento di volerlo davvero per una volta».

Guardando Spotify, “Abisso” è il tuo brano più ascoltato. Hai un legame particolare con questa canzone?

«Assolutamente sì, siccome ero ancora agli inizi quando ho avuto l’idea di provare qualcosa del genere, non ero sicura di come sarebbe uscito questo brano. Era diverso rispetto a quello che fino ad allora avevo portato musicalmente, ma sono rimasta soddisfatta del risultato e fiera del lavoro che ho fatto. È un pezzo che ho scritto e ideato completamente da sola: testo, melodie e qualsiasi suono si può trovare. Il ritornello è la parte che preferisco, l’idea iniziale era completamente diversa da quella che potete ascoltare ma una sera dal nulla ho iniziato a canticchiare quella melodia e dal primo momento ho capito che era più valida. A rendere “Abisso” speciale è stata anche l’attesa: era pronta ad aprile ma è uscita solo a ottobre, ho dovuto aspettare per far sì che funzionasse. E ne è valsa la pena».

Ti sei già esibita live? Se sì, che rapporto sei riuscita a creare con il pubblico?

«Purtroppo ancora non ne ho avuto l’occasione, ma mi piacerebbe molto farlo sia per instaurare un rapporto con il pubblico ma soprattutto per scoprirmi e mettermi alla prova. Mi aiuterebbe a superare quella “timidezza” che so ancora di avere».

C’è un nuovo progetto a cui stai lavorando al momento? Un brano, una collaborazione...

«No, dal mio ultimo pezzo sono ferma perché sto pensando più in grande: vorrei mettere in piedi qualcosa di più strutturato».

A proposito di grandi aspirazioni, il palco su cui un giorno vorresti arrivare a suonare?

«In Italia San Siro, però non nego che quello a cui aspiro è suonare all’estero».