Al teatro Cavallerizza arriva Maxima Immoralia, «inno all’erotismo e alla trasgressione»
L’opera va in scena alle 18 nell’ambito del Festival Aperto
Reggio Emilia Una personalità eclettica e versatile, molto curiosa. Nasce come pianista ma, in realtà, Orazio Sciortino è molto altro. Del musicista siciliano oggi alle ore 18 al teatro Cavallerizza, il Festival Aperto presenta l’opera Maxima Immoralia una commissione de Fondazione I Teatri e del Cantiere Internazionale D’arte di Montepulciano, dove lo spettacolo è andato in scena l’estate scorsa. «Maxima Immoralia nasce come riflessione sul legame tra cultura popolare ed erotismo, ispirandosi alla letteratura satirica ed erotica che, tra il XIII e il XVII secolo, raccontava con leggerezza e irriverenza desideri, ipocrisie e costumi dell’epoca – Sciortino descrive così genesi e caratteristiche dell’opera, a cui ha lavorato su musica e libretto- Una tradizione ricchissima in cui le donne, spesso protagoniste, rivendicano il diritto al piacere, si interrogano sulla sessualità, raccontano amori, tradimenti, esperienze di convento e fantasie audaci. Durante il Covid mi sono avvicinato al Decameron di Boccaccio del quale ho potuto apprezzare l’immensa bellezza e la sua modernità». Oltre all’autore toscano trecentesco, di cui si ricorda, in particolare, la novella di Pietro da Vinciolo raccontata nel Decameron, il libretto di Sciortino intreccia testi originali e omaggi rivisitati a Marziale, Veronica Franco e a scritture anonime medievali. Ma non solo. Sciortino fa riferimento anche a testi erotici di altri celebri autori, tra cui, per esempio, Giosuè Carducci, di cui riprende i versi e le parole. In scena una sola figura femminile – moltiplicata in tre voci – conduce un soliloquio animato da personaggi immaginari, maschere, confessioni e invenzioni linguistiche. Si fa riferimento a un matrimonio non consumato con un uomo segretamente omosessuale, ai saggi consigli di una suora ex meretrice, ad amanti condivisi e desideri sopiti. L’opera prende la forma di un’azione teatrale ispirata all’intermezzo barocco e ai madrigali rappresentativi di Banchieri: una struttura a pannelli, fatta di numeri chiusi, melologhi, danze e momenti sonori. La musica, parte integrante della drammaturgia, è affidata a un ensemble formato da violino, violoncello, fisarmonica, pianoforte e percussioni, utilizzato con tecniche e timbriche non convenzionali per evocare strumenti immaginari e sonorità arcaiche, sospese tra epoche e stili. Intervallano il racconto episodi surreali e grotteschi tratti da aneddoti agiografici o della storia della Chiesa, piccoli “cunti” popolari, inserti danzati e suoni che diventano parte della narrazione. In questo senso Maxima Immoralia è più di uno spettacolo: è un’esperienza estetica totale. Una celebrazione dell’eccesso, una riflessione sul desiderio e una critica alle strutture che cercano di contenerlo: I testi di Maxima Immoralia sono volutamente scandalosi, non si pongono scrupoli morali e procedono senza censure. Possiedono il fascino sottile del peccato e della trasgressione. L’opera sfida infatti le nozioni contemporanee di oscenità e moralità, recuperando un linguaggio visivo che, prima di essere censurato, era celebrato come espressione legittima della natura umana. In ogni caso l’intento non è scandalizzare, ma ricordare che la trasgressione è una parte essenziale del rito artistico, e che il desiderio, come la musica, trova sempre un modo per tornare. In scena i tre soprani: Maria Eleonora Caminada, Giulia Peri e Giulia Zaniboni; con loro il Gamo Ensemble formato da Marco Facchini violino, Lucio Labella Danzi violoncello, Nicola Tommasini fisarmonica, Fabio Fornaciari pianoforte e Federico Tramontana percussioni; Orazio Sciortino direttore; la regia è di Marta Eguilior, mentre Chiara Amaltea Ciarelli ne ha realizzato i costumi.
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