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Trasporto pubblico a Reggio Emilia, autisti di Seta in ginocchio: «Turni di 14 ore al giorno per avere stipendi da fame»

Luciano Salsi
Trasporto pubblico a Reggio Emilia, autisti di Seta in ginocchio: «Turni di 14 ore al giorno per avere stipendi da fame»

Personale in fuga per condizioni lavorative considerate pessime

12 gennaio 2024
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Reggio Emilia Il problema della carenza di autisti nel trasporto pubblico è riesploso con la riapertura delle scuole dopo le feste natalizie, anche a causa delle assenze dovute alle malattie stagionali. Seta vi ha posto l’ormai solito rimedio della soppressione delle corse meno frequentate.

LA TESTIMONIANZA AUTISTI DI SETA IN GINOCCHIO: “TURNI DA 14 ORE E STIPENDI DA FAME”

Il disservizio s'è evidenziato principalmente nei due bacini territoriali più popolosi in cui l'azienda interprovinciale opera, quelli di Modena e Reggio Emilia. Secondo i sindacati la scarsità del personale dipende dalle retribuzioni insufficienti, dalle condizioni di lavoro veramente gravose e dal prezzo degli affitti, che inducono tanti giovani a dimettersi poco tempo dopo l'assunzione. Ne chiediamo conto a Gaetano Capozza, segretario della Fit-Cisl di Reggio Emilia.

Come si può riassumere la situazione che denunciate?

«Stipendi da fame e turni di lavoro impossibili, che arrivano fino a 14 ore al giorno, comprendendo le sette ore e mezza di guida e le cinque o sei di pause fra una corsa e l’altra. Di fatto quasi la metà dell’impegno giornaliero non è pagato».

Ne sono danneggiati solamente i dipendenti?

«Sia gli autisti sia gli utenti pagano il prezzo di scelte sbagliate. Ai dirigenti di Seta chiedo: fareste turni così pesanti per 1.300 euro al mese? Chiedereste di farli ai vostri figli?».

Le pause sono così lunghe e disagevoli per tutti i conducenti?

«No. Sono più brevi nel servizio urbano, che ha molte corse a distanza ravvicinata e i capilinea nelle città o nei depositi degli autobus. Le linee extraurbane, invece, hanno poche corse e capilinea anche alle estremità delle province».

L’azienda vi impone prestazioni di lavoro straordinario?

«Sì, ma non sappiamo quante. Abbiamo chiesto ai dirigenti di fornircene i numeri, ma non abbiamo ricevuto risposta».

Quali conseguenze dirette derivano da mansioni così penalizzanti?

«Si verifica un forte turn over. I nuovi assunti vengono da lontano e in genere sono già in possesso della patente necessaria, la C con Cqc (Carta di qualificazione del conducente). Tuttavia molti rinunciano dopo qualche mese di turni protratti dalla mattina alla sera».

Tutti gli autisti sono trattati in questo modo?

«No. Esistono due regimi contrattuali molto diversi, per chi è stato assunto fino al 2012 e per chi è entrato successivamente. Le differenze riguardano in particolare i turni di guida e le pause. Fino al 2021 i giovani non avevano neppure un contratto integrativo e godevano solo di quello nazionale. Poi abbiamo firmato per loro il primo contratto aggiuntivo, che però si è rivelato insufficiente, prevedendo un aumento salariale che è stato annullato dall’inflazione».

Ora Seta cerca di attirare nuovi autisti con il progetto Accademia, con il quale vengono loro ripagate le spese per conseguire la patente. Che cosa ne pensate?

«Vedremo i risultati quando sarà terminato il corso. Il costo è di tremila euro. I neoassunti ne ricevono subito millecinquecento. Il resto sarà loro rimborsato a rate per qualche anno. Così si cerca di farli rimanere. È un progetto apprezzabile, ma non basta per convincere chi ottiene altrove condizioni di lavoro migliori. Quando lavoravo per le ferrovie regionali, Tper e Fer avevano introdotto incentivi più efficaci per fidelizzare i giovani».

I disagi sono confermati dalla testimonianza di un conducente, Francesco Fusco: «Lavoro da sedici anni. I turni di lavoro sono spossanti, dalle 6 del mattino alle 9 di sera. Durante le pause molti colleghi sono costretti a riscaldarsi rimanendo dentro all’autobus. L’azienda non paga un centesimo per queste ore morte». Gli autisti lamentano, fra l’altro, la mancanza dei bagni. Capita che qualcuno sia costretto a fare i bisogni dietro ad un albero.  l

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