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Oltre cento persone all’alba alla scoperta della Chiesa di San Girolamo: «Così rispondiamo all’appello di Benny Benassi»

Oltre cento persone all’alba alla scoperta della Chiesa di San Girolamo: «Così  rispondiamo all’appello di Benny Benassi»

Reggio Emilia: guida l’architetto Paolo Bedogni che così risponde dal dj che invitava a riappropriarsi della città

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Reggio Emilia La visita in San Girolamo organizzata nei giorni scorsi dall’Associazione Omozzoli Parisetti, diretta da Ennio Ferrarini, ha raggruppato più di 110 persone. La convocazione ad un orario insolito e mattiniero, le 7.45, non è stata motivo di scoraggiamento. Anzi, una certa curiosità ha motivato i più incerti. Gli organizzatori hanno perciò condotto la visita per tappe successive visto l’alto numero di partecipanti: accolti nel nartece di ingresso adiacente al cosiddetto orto degli ulivi (il giardino) dal professore Zeno Davoli per le prime note introduttive sulla storia e l'architettura della chiesa, introducendo elementi di novità. Più volte l’appassionato architetto Paolo Bedogni ha invitato a considerare la visita come un'esperienza sensibile per la contemplazione del mistero. Condotti attraverso il labirinto di scale, scalette e corridoi, la prima sosta è stata nell’Oratorio, luogo dedicato alla preghiera della confraternita di San Girolamo e Vitale; poi nella maestosa chiesa Rotonda, opera geniale di architettura Seicentesca con risalti plastici decorativi: statue di santi, urne di martiri, colonne tortili in elevazione verso angeli e la cupola celestiale con il tondo del Besenzi.

L’architetto Paolo Bedogni, artefice dei restauri effettuati più di quindici anni fa, ha suggerito al centinaio di convenuti di sistemarsi nel matroneo della chiesa Rotonda: così, dall'alto, affacciati alle lunette, le sue narrazioni sono arrivate agevolmente dal piano sottostante dell’altare. Si è potuto cogliere in pienezza l’altare come apice delle scalinate di ingresso, in una sorta di monte a rappresentare il Golgota, con tanto di croce sovrastante. Una vera e propria architettura che mette in scena la passione di Cristo in via simbolico decorativa. Il senso della convocazione all'orario così mattutino era scientificamente programmato per contemplare l’arrivo del raggio solare dalla finestrella absidale di forma ellittica. Verso le ore 8,30, infatti, tutti hanno potuto ammirare la macchia solare posarsi sull’altare, a ricordare che il primo raggio di sole proveniente da oriente si irradia sull’unico altare; altare posizionato al centro e incastrato, al livello inferiore, sul Santo Sepolcro, per raggiungere il massimo simbolico dal punto di vista ascensionale fino alla Rotonda con i Santi, martiri e angeli. Si è potuto constatare e sperimentare la ricchezza del gioco della luce ideato dall’architetto Gaspare Vigarani, uomo sapiente di teatro alla corte degli Estensi, chiamato poi a Parigi alla corte del Re Sole per il progetto del teatro della Tuilerie. Gli elementi architettonici hanno concorso a rendere visibile l’invisibile, in un clima simbolico chiaroscurale, favorendo l'azione contemplativa; la bellezza ha creato una tensione tra credenti e non credenti molto forte, nel vivere insieme un'esperienza relazionale in cui tutti erano attori creativi nell'insieme di luoghi progettati con genialità nel Seicento. Dopo attenta discesa della scalinata per la sola illuminazione naturale nella quale si è svolta tutta la visita, si è raggiunto finalmente il Santo Sepolcro; qui, avvolti in un gioco sapiente di luce, si è agito lo spazio non in modo statico ma “deambulatorio”, come nelle intenzioni del progettista Vigarani. Tanti presenti per gustare l’evento di luce tanto atteso, grazie ai calcoli astronomici pensati già dalla posa della prima pietra (28 aprile 1646, festa di San Vitale, di cui al 28 aprile 1445 consacrazione della antica chiesa) secondo l’individuazione dell’asse equinoziale dell’orientamento dell’edificio, cioè dell’allineamento dell’edificio (l’angolo tra il nord geografico e l’asse della chiesa). Il raggio di sole proveniente dalla finestrella ellittica del seminterrato ha orientato la macchia di luce sul Santo Sepolcro, in corrispondenza di un foro tondo con all’interno una croce a otto punte: simbolo che rimanda al Cristo Sole. A parte qualche nuvoletta impertinente tutti hanno potuto sperimentare il magistero di un architetto come il Vigarani che ha apportato una modifica al modello del Santo Sepolcro ricevuto dal confratello Patronieri di ritorno da Gerusalemme.

L’architetto Bedogni ha illustrato infatti la geniale difformità riscontrabile, avendo il Vigarani realizzato un piccolo vano, denominato poeticamente la “stanza del sole”, che la macchia solare non riesce mai a superare. Tutto questo per mantenere l’oscurità assoluta nella tomba vuota del sepolcro e rimandare alla luce della Resurrezione. Non è stata dunque una visita turistica, né tantomeno di istruzione, perché ognuno, con la propria presenza, ha reso possibile una esperienza relazionale di gruppo, partecipando in modo sensoriale a questo avvenimento di luce pasquale. Tutti intorno all'edicola, tutti in movimento alla ricerca della luce, del cerchio radioso di luce che attraversa la croce a otto punte e si staglia in contrasto con il buio tenebroso del sepolcro vuoto. Astronomia, arte, simbologia evangelica, in una composizione seicentesca che il Vigarani ha saputo tradurre in architettura e dove le tante persone coinvolte hanno assaporato il percorso: non solo della passione di Cristo ma, con questa luce radiosa, il sapore di una nostra risurrezione nella luce di una architettura attraente per tutti credenti e non credenti. Proprio come essere nella luce dell’Anastasis di Gerusalemme nei primi secoli dalla sua costruzione. Un'opera preziosa, questa, del complesso di San Girolamo e Vitale, che con le sue scoperte di archeo-astronomia si conferma quale unica ed emblematica architettura Seicentesca a livello internazionale, grazie alla maestria di Gaspare Vigarani.

L’architetto Paolo Bedogni sottolinea come con questa esperienza, così come attraverso diverse altre occasioni e ed eventi, ritenga di avere aderito all’invito rivolto dal Dj Benny Benassi a tanti artisti, professionisti e imprenditori reggiani attraverso un’intervista pubblicata sulla Gazzetta di Reggio il 15 aprile scorso: «Riappropriatevi della vostra bella città». Una visita, quella avvenuta all’alba alla chiesa di San Giorgio, che ha spinto una delle partecipanti a soffermarsi su un aspetto particolare. “

«Da credente – racconta Maria Piacentini – ho spesso praticato la chiesa di san Girolamo in occasione di varie liturgie, prima tra tutte l'adorazione nella notte tra il giovedì ed il venerdì santo, per i reggiani la più conosciuta (e affascinante) scala santa da salire in ginocchio pregando. Quindi, la mia percezione è sempre stata quella di una bella architettura scenografica che favorisce la preghiera attraverso gli spazi, le luci, le ombre, il silenzio». Ma in questo caso si può parlare di un valore aggiunto. «La novità di questa visita sapientemente guidata – continua Piacentini – è stato capire come il sapere scientifico si è fatto guidare da un altrettanto alto sapere teologico. Infatti se questa chiesa è sempre stata identificata con la Passione, Morte e Deposizione di Gesù, nella progettazione architettonica emerge come questi misteri non si esauriscono, non terminano nel sepolcro, ma ogni cosa è tesa all'unico Mistero che tutti li racchiude: quello della Resurrezione, primariamente attraverso il posizionamento dei vari livelli (sotto il sepolcro, esattamente sopra il grande altare, poi la cupola e lo sguardo attratto a salire in alto). Per credenti e non credenti, tutti chiamati ad avere fede che un nuovo inizio di speranza è possibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA