Reggio Emilia, ok al Polo della Moda di Max Mara alle ex Fiere: il consiglio comunale approva il piano
Solo Coalizione Civica si astiene per solidarietà alle lavoratrici di Manifattura San Maurizio. Occuperà circa 900 lavoratori e viene realizzato con un investimento privato di 110 milioni
Reggio Emilia Con il voto bipartisan di 25 consiglieri, il consiglio comunale di Reggio Emilia ha approvato il piano urbanistico di iniziativa pubblica (Paip) per la realizzazione del cosiddetto "Polo della moda" di Max Mara Fashion Group, tra le vie Filangieri e Aldo Moro, nell'area delle ex Fiere di Mancasale.
Il progetto
L'unico gruppo che si è smarcato è stato quello di Coalizione civica, che non ha partecipato al voto, per solidarietà con la protesta delle lavoratrici della Manifattura San Maurizio. Il nuovo polo, che occuperà circa 900 lavoratori e viene realizzato con un investimento privato di 110 milioni, ospiterà in particolare le attività Dedimax srl, a cui fanno riferimento i marchi del Gruppo che si rivolgono al segmento "contemporary" e sorgerà accanto al Campus di Max Mara srl di via Giulia Maramotti, che si occupa invece dei marchi "premium".
Le opere
L'intervento prevede la bonifica ambientale- già in corso- dell'intera area ex fiere e la successiva realizzazione di edifici moderni e funzionali, autosufficienti dal punto di vista energetico e immersi in ampi spazi verdi. Il progetto è firmato dallo Studio Barozzi e Veiga di Barcellona, che ha vinto il concorso internazionale indetto dall'attuatore. Il piano era stato assunto dalla Giunta a maggio del 2024 e adottato dai consiglieri lo scorso aprile. Nel complesso sono previsti 25.000 metri quadrati di verde e 47.000 di area edificata. Di questi 32.000 metri quadrati sono destinati a ospitare i due capannoni sul lato nord dell'area, con funzioni produttive di magazzino. Altri 15.000 metri quadrati a sud riguardando invece "l'headquarter" direzionale, con showroom, uffici e servizi aziendali, parcheggi interrati e una corte centrale con valenza ecologica. Sono previste inoltre opere di riqualificazione "fuori comparto", con un investimento del privato stimato in oltre 1,8 milioni, relative alla realizzazione di due rotonde, illuminazione e la creazione di una nuova pista ciclopedonale.
Il consiglio comunale
Il voto favorevole di Fratelli d'Italia è stato motivato dal capogruppo Alessandro Aragona con il "pragmatismo", mentre il consigliere Rosario Martorana, della lista Massari sindaco, ha condizionato il suo assenso al fatto che nelle aziende del gruppo si apra un confronto con i sindacati e si applichi il contratto nazionale. «Reggio può essere un esempio per un modello di lavoro che non si basa sullo sfruttamento e non vuole essere una vetrina della moda, ma con il retrobottega opaco», ha detto Martorana. Sì anche di Forza Italia e Lega. A muso duro invece Coalizione civica, che ha invitato gli altri gruppi a rinviare il voto. «Il sindaco Massari doveva pretendere risposte da Maramotti prima di approvare un nuovo intervento urbanistico a favore del gruppo Max Mara. Non lo ha fatto» dicono i consiglieri Fabrizio Aguzzoli e Dario De Lucia. «Ci chiediamo- continua De Lucia- cosa succederà nella nuova sede considerato che i lavoratori impiegati sono essenzialmente quelli sottopagati della logistica». Quanto alle lavoratrici della Manifattura San Maurizio, che il sindaco incontrerà mercoledì, il civico prosegue: «Sono nostre concittadine: è chiaro che hanno chiesto aiuto al Comune». Il progetto di Max Mara, per quanto importante per la città, non ha insomma per i civici "basi solide". Di diverso avviso Riccardo Ghidoni, capogruppo del Pd in Consiglio, che precisa: «Nella scorsa seduta abbiamo già espresso una posizione molto chiara approvando ordini del giorno che chiedevano l'applicazione del contratto nazionale». Oltre a questo «è prevista l'internalizzazione di 250 addetti, che vuol dire meno appalti esterni«. Senza contare, conclude Ghidoni «la riqualificazione dell'area ex fiere che era da tempo abbandonata».
Intanto le consigliere regionali Elena Carletti e Maria Laura Arduini (Pd) chiedono alla Giunta regionale «quali iniziative intenda intraprendere, nei limiti delle proprie competenze, affinché l'azienda garantisca condizioni lavorative conformi ai principi costituzionali e il pieno rispetto dei diritti contrattuali e sindacali». E se la Regione «intenda promuovere un tavolo istituzionale, coinvolgendo le parti sociali, l'Ispettorato territoriale del lavoro e gli enti competenti, per accertare il rispetto delle normative vigenti, dei diritti sindacali e delle tutele delle lavoratrici».