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Katia Panisi lascia il bar del tribunale: vent’anni trascorsi dietro al bancone

Serena Arbizzi
Katia Panisi lascia il bar del tribunale: vent’anni trascorsi dietro al bancone

La storica barista lavorava dal 2005 nell’attività presente dentro a Palazzo di giustizia: «E’ solo un arrivederci: il mio cuore resta qui»

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Reggio Emilia La sua personalità spumeggiante è stata il porto sicuro di tanti che ogni giorno affollano il bar del tribunale, tra un’udienza e l’altra. E manca già ai numerosi avventori che nel corso degli anni sono diventati volti famigliari e in alcuni casi anche amici per lei. Venerdì scorso è stato l’ultimo giorno di lavoro per Katia Panisi, storica barista nell’attività di Gianluca Rozzi, dentro al palazzo di giustizia. Un luogo che costituisce molto di più di uno spazio dove fare una pausa, magari assaporando quell’erbazzone che si scioglie in bocca e occhieggia invitante dalla vetrina.

La sosta al bar è un tanto piacevole quanto necessario momento di leggerezza in un luogo dove, spesso, si affrontano momenti drammatici e un sorriso o una battuta aiutano a stemperare il clima. Katia ha iniziato il lavoro al bar del tribunale nel 2005 e da allora vent’anni sono volati, intrecciandosi con notizie e fatti di cronaca di cui il Palazzo di giustizia è stato ricco in questi due decenni. «Quando ho iniziato a lavorare qui, non immaginavo che questo bar sarebbe diventato una seconda casa - afferma Katia, che ha ricevuto l’omaggio commosso di tantissimi addetti ai lavori del Palazzo di giustizia -. In vent’anni ho visto passare tante persone, tante storie, tante vite incrociarsi davanti a un caffè. Alcune di quelle persone sono diventate amici, altre semplici volti familiari, ma ognuna mi ha lasciato qualcosa».

«Ho sempre cercato di fare il mio lavoro con serietà, ma anche con il cuore - aggiunge la barista -. Perché un caffè, a volte, è molto più di una bevanda: è un momento di pausa, di confronto, di umanità. E io ho avuto il privilegio di viverlo ogni giorno. Lascio questo bancone con emozione ma anche con gratitudine. Grazie a chi mi saluta ogni mattina con un sorriso, a chi ha condiviso una chiacchiera, a chi ha avuto pazienza nei momenti più frenetici. Porto con me tanti ricordi belli e il calore di una comunità che non dimenticherò. È solo un arrivederci: il cuore resta qui, tra queste mura e tra le persone le abitano».

Gli occhi di Katia hanno visto numerosi momenti cruciali per la vita della città dal bancone: come quelli del processo Aemilia, con l’aula bunker e i controlli che si facevano più serrati. Momenti che hanno fatto la storia personale di tanti, ma anche del nostro Paese. Tanti gli omaggi floreali donati a Katia, a dimostrazione di tutto l’affetto maturato nei suoi confronti in questi anni al bancone. © RIPRODUZIONE RISERVATA