«Benvenuti nella città dei negozi sfitti». Il cartellone provocazione del Meme Reggiano: «No, non mi ha pagato nessuno»
L’influencer Salvatore Cusimano spiega l’iniziativa, sponsorizzata da ImmobilArt: «Nasce dall’amore per la città e dal vedere il centro sempre più desolato: servono più eventi, ma non solo da Boomer»
Reggio Emilia Tre cartelloni 6x3, altri tre verranno affissi in città con un messaggio-provocazione che non è passato inosservato: «Benvenuti a Reggio Emilia, Città del Tricolore e dei negozi sfitti». A firmarlo il Meme Reggiano alias Salvatore Cusimano, 24enne di Montecchio influencer da 38 mila follower su Instagram, 160mila like su Tik Tok, che ha fatto della reggianità la sua forza. Si era già fatto notare con i cartelli provocazione ai tempi del derby Modena-Reggiana la scorsa primavera – in quel caso con un cartellone su “si chiamano cappelletti” – stavolta, invece, con un messaggio che mette il dito nella piaga...
«Tra le critiche sto ricevendo, mi stanno dicendo che mi paga la Lega: non è vero, l’idea parte da me, non mi ha pagato nessuno. Non è la prima volta che provo a dare uno spunto per Reggio Emilia. Mi dispiace, prima di tutto da reggiano, vedere il centro vuoto, senza negozi, situazione che nelle città vicine non è così. Una volta arrivavano a Reggio dalla provincia per fare una vasca, oggi è il contrario. Ho letto commenti dove dicono che sono “la voce del popolo”: io ho solo voluto rappresentare davvero la voce delle persone, ironizzando in una forma che però tocca anche un tema vero. Una sorta di appello: svegliatevi!». Il Meme subito mette le mani avanti rispetto alle intenzioni della campagna, che è sostenuta da uno sponsor: ImmobilArt. «Ho cercato uno sponsor per sostenere il costo – spiega riguardo alla collaborazione – Voglio ribadire che sono apolitico: le mie critiche le farei a prescindere dal colore della giunta. La mia iniziativa nasce dall’amore per la città e dal vedere il centro sempre più desolato». «Io ricordo quando avevo 18-19 anni: il centro era sacro, ci facevamo la “vasca” il sabato pomeriggio, il giro nei negozi e tutto il resto. Adesso – che di anni ne ha 24 – se devo andare faccio attenzione per le cose che succedono, tra baby gang e simili, e soprattutto perché non c’è nulla da fare in centro».
E allora, quale è la ricetta? Cosa bisognerebbe fare? «Bisognerebbe fare più eventi, non solo eventi “da Boomer”, ma eventi per i giovani. Come Vini & Vinili, quello è stato bello. So per certo che chi ci ha provato coi locali ha ricevuto riscontri negativi dai residenti del centro, perché disturbavano. E poi c’è la sfilza di negozi sfitti: io stesso avevo pensato di prendere un temporary shop, ma gli affitti sono alle stelle. Non hanno intenzione di abbassare i prezzi. Volevo avviare un progetto, ho un’idea per riaccendere il centro, ma in primis ho paura degli affitti e del fatto che la gente non vada più in centro» racconta. Se è vero che la crisi del commercio riguarda tutti i centri storici, secondo Cusimano a Reggio la situazione resta peculiare. «Mi seguono tanti da Modena e Parma: mi hanno detto che nelle loro città succede l’esatto opposto: lì la gente si sposta verso il centro. Da noi invece si preferisce andare verso la montagna, magari». Sulle cause ha qualche idea: «La Ztl, certe scelte – spiega - Per me, ad esempio, aver messo Santo Stefano così è stato un errore». El.Pe.