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Interpump lascia fuori il delegato sindacale, Fiom distribuisce mille borse con impresso lo Statuto dei lavoratori

Miriam Figliuolo
Interpump lascia fuori il delegato sindacale, Fiom distribuisce mille borse con impresso lo Statuto dei lavoratori

Sant’Ilario d’Enza: non si placa lo scontro dopo il licenziamento del lavoratore

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Sant’Ilario d’Enza Tra Fiom-Cgil e Interpump ormai è guerra aperta. E lo sarà a lungo a causa del licenziamento del delegato sindacale Massimo Marigliano, che ha generato una forte protesta e scioperi dal 7 novembre scorso. Accanto a presidi e assemblee ora il sindacato mette in campo una nuova “arma”: mille borsine con stampato l’articolo 20 dello Statuto dei lavoratori. Saranno regalate agli iscritti, e serviranno, secondo la Fiom, anche ai manager «perché possano rileggerlo tutti i giorni e ricordarsi di vivere e lavorare in uno Stato di diritto».

Ieri con una nota il sindacato ha denunciato, infatti, «nuove violazioni», che vedono ancora protagonista Marigliano. In particolare all’ex dipendente, martedì, sarebbe stato impedito dallo stesso direttore generale dell’Interpump, come racconta Giovanni Prisco della Fiom, di entrare in azienda per partecipare alle assemblee sindacali organizzate nei locali aziendali: ben sei. Da ricordare che il licenziamento di Marigliano, definito dal sindacato non solo «ingiustificato» e «privo di ogni fondamento», ma «un atto intimidatorio», secondo l’azienda sarebbe avvenuto «a fronte di comportamenti estremamente gravi»: accuse che l’ex dipendente rigetta al mittente.

Clima ulteriormente esacerbato da quanto avvenuto martedì: «Il dirigente che ha impedito alla Rsu di entrare avrebbe dichiarato: “Possiamo essere liberi di decidere chi fa entrare a casa nostra?”», spiega la Fiom. Marigliano, pur non essendo più dipendente, è però un dirigente provinciale del sindacato, «in quanto componente dell’assemblea generale provinciale», ricordano dalla Fiom. Con questo ruolo la sua partecipazione è prevista di diritto dallo Statuto dei lavoratori: come recita appunta l’articolo 20. Le assemblee di martedì, alla fine, sono state gestite dalle restanti rappresentanze sindacali unitarie, da Prisco e dal segretario provinciale Fiom, Simone Vecchi. Oltre 250 lavoratori e lavoratrici, sottolineano dalla Fiom, hanno confermato la volontà di sostenere il collega con nuovi scioperi. «Un licenziamento di questo tipo ha il consapevole effetto di schiacciare la dignità di chi per vivere deve lavorare, e il non poter dire al proprio figlio di essersi guadagnato la pagnotta a fine giornata può diventare umiliante, purtroppo. Ma la dignità dei lavoratori non si licenzia», afferma Vecchi. «Ci chiediamo se questi manager davvero non conoscano lo Statuto dei Lavoratori o se stiano consapevolmente reiterando un comportamento volto a ridurre le libertà sindacali», continua la Fiom di Reggio Emilia che vede nel comportamento dell’azienda «il tentativo di indebolire il sindacato». «Il problema non è Marigliano in sé – aggiunge Vecchi –, ma ciò che rappresenta: un delegato che ha la stima e fiducia dei colleghi (nel suo reparto gli scioperi sono al 95%), che ci mette la faccia, che non teme di rispondere nel merito ai capi. Evidentemente questo dà fastidio, dà fastidio questa unità tra i lavoratori». Quanto successo poi martedì, secondo Vecchi, «mostra una cultura imprenditoriale autoritaria e arcaica, fuori dalla storia e dal diritto, ferma agli anni Cinquanta del secolo scorso». l © RIPRODUZIONE RISERVATA